La voce amica arriva da lontano, dallaltra sponda dellOceano. E la piccola Vittoria si salva miracolosamente dalle macerie che le sono cadute addosso, insieme al suo mondo incantato di bimba, grazie a un Sos che parte dagli Usa verso lItalia, dove le comunicazioni sono intasate per il post-terremoto. È il retroscena della storia a lieto fine di Vittoria Vultaggio, 5 anni, che si spera possa non ricordare questo 20 maggio, cominciato per lei nel terrore alle 4.04 di domenica e finito però con una favola.
Vittoria dorme il sonno dei bambini nella sua casa di Obici, frazione di Finale Emilia (Modena). Nella notte cera stata una scossa, avvertibile come altre dei giorni precedenti in questa zona da sempre ritenuta a basso rischio sismico. Nessuno si allarma. La villetta ingloba in sè una torre seicentesca, di recente completamente ristrutturata. Alle 4.04 il boato di un sisma 6.0 della scala Richter, inaudito in questa valle argillosa, devasta la campagna a metà tra Modena e Ferrara. Tra le innumerevoli strutture che crollano, la quasi totalità sono vestigia del passato. Non sufficientemente elastiche, si sbriciolano. E tra queste, purtroppo, cè la torretta della famiglia dove vive la piccina, che si accartoccia, ne resta in piedi solo una parete, e le macerie crollano anche sul tetto adiacente che protegge il sonno di Vittoria. Devastante. Mamma, papà, il fratellino di due anni riescono ad uscire e si salvano. Di lei non cè più traccia. È sommersa da una coltre di un metro e mezzo di detriti.
Il padre, Bartolomeo, si dispera, chiede aiuto. Accorrono i vicini, le famiglie Ziosi, Giovanardi. Lui sale sul tetto, si infila nella stanza sommersa dai detriti, chiama Vittoria. E Vittoria, incredibile, risponde. Lui e Andrea Giovanardi inseguono gioiosi la vocina. La bimba è tutto sommato tranquilla. Scavano, come possono, e la trovano. Le liberano il viso, la fanno respirare. Il miracolo è lì a portata di mano, grazie a una trave che ha protetto il suo corpicino. Ma i telefoni non funzionano, impossibile chiamare il 118, il 115, il 112, il 113, mentre in breve, per paradosso, la notizia fa il giro del mondo. La mamma di Vittoria, disperata, continua a digitare nervosamente sul cellulare. Alla fine le risponde un medico italiano che vive in America. Lei, pare, non sa nemmeno che sia a New York, ma lallarme è partito. E lui, da New York, fa rimbalzare lallarme al 113 a Roma, la questura contatta i soccorsi emiliani che alla fine riescono a parlare con la donna, a capire dove mandare aiuto, arrivano e la liberano definitivamente, dopo unaltra mezzoretta di scavi rischiosi e affannosi.
Intanto, sempre da New York, il figlio dei vicini, Marcello Ziosi, 34 anni, biologo molecolare ricercatore alla Columbia University, telefona al papà, Adriano, per sapere che accade. E qui si crea lequivoco, secondo cui sarebbe Ziosi lautore della telefonata. Più tardi lo stesso studioso chiarisce che non è lui la voce amica, che si tratta solo di unincredibile, meravigliosa coincidenza. I genitori dicono che forse quel medico è il dottor Passeri, o Passerini, non ricordano il nome.
Non cè conferma, ma che importa a quel punto. Vittoria è viva, se la cava con tanto spavento e qualche escoriazione, finisce in osservazione allospedale di Carpi. Illesa. Lassù, come quaggiù, qualcuno la ama. Anche, a New York, per la verità.
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