Emiliano si assolve: «Tengo la casa»

Emiliano si assolve: «Tengo la casa»

Gian Marco ChiocciMassimo Malpica

«Ci sto e ci resto, sempre che non vi mettiate di punta per farmi sloggiare prima del tempo». Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, dice la sua sulla casa in cui abita. Quell’appartamento nel centro di Bari che gli ha affittato Lorenzo De Santis, costruttore alle prese con lottizzazioni miliardarie proprio nel capoluogo pugliese. Il Giornale, ieri, ha raccontato la vicenda, sollevando quantomeno questioni di opportunità nella scelta del padrone di casa da parte del primo cittadino, già alle prese in questi giorni con gli strascichi e le code polemiche dell’inchiesta sugli appalti col comune pugliese del gruppo Degennaro, acclaratamente vicino all’amministrazione dell’ex pm, e che ha visto finire ai domiciliari i fratelli imprenditori Gerardo (nella foto) e Daniele. Ora il sindaco replica. E conferma tutto, tranne l’inopportunità. «Ho affittato quell’appartamento a gennaio 2010, pago mille euro, un canone assolutamente in linea con i prezzi di mercato (6,5 i vani catastali, ndr), l’ho arredato all’Ikea, e l’ho scelto per un motivo molto semplice: è vicino ai miei parenti e a due passi dal Comune».
Il problema, osserviamo, non è certo la location, semmai il proprietario, un costruttore che tra l’altro proprio Emiliano ha nominato il mese scorso nel cda della Fiera del Levante. Tutto normale? Lui giura di sì, e sventola una lettera, datata novembre 2011, nella quale il presidente degli edili di Confindustria Bari, Domenico De Bartolomeo - «uomo di provate simpatie di centrodestra, dunque non sospetto», chiosa Emiliano - caldeggia la nomina di De Santis per quella poltrona. «Stimo De Santis, ma è solo per questo che l’ho nominato», sostiene. E racconta che fu l’imprenditore a proporgli l’affitto, un giorno in cui il sindaco, che cercava casa, aveva appena finito di visitare un grande appartamento nella città vecchia, «stesso prezzo ma posizione più scomoda». «Non è stato un affare tra un politico e un imprenditore, ma un suggerimento tra conoscenti», continua Emiliano, che ricorda di aver conosciuto De Santis quand’era ancora magistrato: «Lo vidi arrivare in procura per denunciare una richiesta di tangenti, ho per lui grande stima». La megalottizzazione, 1,5 milioni di metri cubi appena fuori città, di cui De Santis è capofila non rende quel contratto inopportuno? La risposta è un altro no. «Assolutamente. Quel progetto risale a decenni addietro, e quanto alla casa, io pago ogni mese i miei mille euro con un bonifico bancario, Monte Paschi. Tra l’altro – conclude - in questi giorni De Santis ha venduto l’immobile al mio attuale vicino, il che purtroppo mi fa pensare che alla scadenza del contratto mi toccherà cercare un’altra casa». Insomma, «nessun dubbio, niente da nascondere».
IL PESCE DI TEDESCO «RICICLATO»
E a proposito di spigoloni e cozze, dalle carte emergono le intercettazioni sulle «trattative logistiche» relative ai regali «a base di pesce» elargiti dai Degennaro per il Natale 2007 al sindaco e agli altri notabili baresi. La mattina del 23 dicembre il titolare della pescheria ragguaglia Vito Degennaro sullo stato delle consegne. A casa Emiliano, spiega, «ho portato il massimo», «tre pacchi abbondanti», tanto che la signora avrebbe esclamato «Mado’, tutta questa merce?», spingendo il pescivendolo a un distinguo dirimente: «Signo’, lo so, però è merce pregiata». Il senatore Alberto Tedesco, all’epoca assessore regionale, invece era irreperibile. «Il ragazzo ha fatto tre volte il giro, è ritornato, ma non c’è ancora», si giustifica il fornitore. Degennaro ha un’illuminazione: «Invece che a quello, portalo ad Abbaticchio (ex assessore comunale, ndr), però togli l’indirizzo della busta».
IL CUSTODE CHE VIENE DALL’ALTO
Risale a febbraio 2007 la “presunta” raccomandazione di Emiliano (che ha smentito) per un posto di custode alla Dec dei Degennaro. Ne parla un certo Murgolo, che lavora per il Gruppo, al direttore dei lavori della Dec, Michele Corona (arrestato). Murgolo in realtà dice che a segnalargli il nome (Michele Ragone) è stato «il Signor Vito», ma di fronte ai dubbi di Corona alza il tiro: «Questo qua è uno che viene dall’alto (…) è raccomandato dal sindaco, non di Bitonto! Attenzione, eh? Emiliano, eh?». Corona, a quel punto, cede: «E va bene, e va bene».
«L’ASSESSORA STIA BUONACOL TELEFONO»
Dai brogliacci salta fuori il riassunto di una conversazione tra il sindaco Emiliano e l’ex dirigente dei lavori pubblici, Vito Nitti, del 7 dicembre 2006.

I due parlando di un’acquisizione documentale da parte delle Fiamme gialle, ma gli inquirenti annotano e sottolineano una strana frase: «Al termine della telefonata il sindaco dice a Nitti che deve riferire alla Lorusso Simonetta (all’epoca assessore ai lavori pubblici, ndr) di star buona con il telefono, perché spende troppi soldi”. Sindaco attento all’economia o, da ex pm, molto prudente?

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