Finti suicidi di massa per dire no al dumping

Concorrenza sleale e elusione fiscale di alcune corporation, spostamento del lavoro nei paesi emergenti, impoverimento della classe media, suicidi di Stato. Sono alcuni degli argomenti trattati ieri dal movimento Economia Popolare nell'incontro organizzato allo Starhotels Rosa Grand di piazza Fontana, in cui sono stati affrontati i temi chiave del programma del movimento, dall'effetto della regolamentazione finanziaria sul mercato alla violazione delle leggi di libera concorrenza.
È intervenuto oltre a Fabrizio Politi, presidente di Economia Popolare, il quale ha illustrato due proposte legislative per sanare la crisi e per generare sviluppo economico, come ospite speciale il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti. Tra gli altri erano presenti Vittorio Agnoletto, direttore culturale Ole-Flare, Costantino De Blasi, direzione nazionale Fare per fermare il declino, Ruggiero Mennea, consigliere regionale del Pd per la Regione Puglia, Marco Paccagnella, presidente nazionale Federcontribuenti, Mario Terra, coordinatore nazionale di Confcooperative.
Prima della kermesse il movimento ha organizzato un flash mob in occasione del primo giorno di Milano Moda Uomo davanti al negozio di Zara in corso Vittorio Emanuele, inscenando un suicidio di massa di imprenditori vittime crisi. Obiettivo dell'azione dimostrativa, messa in atto dal movimento, è servito per «affermare l'indignazione contro i tanti suicidi di imprenditori italiani vittime della crisi economica che stiamo vivendo e per sensibilizzare su temi quali la concorrenza sleale operata da grandi multinazionali, dumping, sfruttamento del lavoro nei paesi sottosviluppati ed evasione fiscale».
Il flash mob è durato alcuni minuti. I dimostranti, dopo aver inscenato suicidi con varie modalità, hanno spiegato ai passanti curiosi il motivo della protesta.

Sono apparsi alcuni cartelli con la scritta «Di dumping si muore» e molte persone sdraiate per terra, fingendo di essere morte, avevano sopra i cartelli «disoccupato», «precario», «artigiano italiano», «imprenditore sardo», «imprenditore lombardo», «negoziante lombardo». Due uomini in cravatta inscenavano il suicidio per impiccagione su un finto patibolo.

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