GIUSTIZIA E POLITICA

GRANCASSA Un anno fa quante lezioni di morale sul caso Pennisi, ex consigliere del Pdl al Comune di Milano

Poi dicono che la sinistra non è garantista. Poi dicono che la sinistra è forcaiola. Macché. Spiace dover smentire pubblicamente tanti amici ma oggi, finalmente, abbiamo la prova che cercavamo: il pensiero unico conformista sa chiudere un occhio non soltanto sui presunti innocenti, ma persino su chi viene beccato con le mani nella marmellata. Il popolo progressista non vuole salvare solo Santoro e Travaglio, non vuole salvare solo le loro trasmissioni giustizialiste. Vuole salvare anche chi incassa le mazzette.
Non ci credete? Prendete la storia di Gaspare Vitrano, deputato al parlamentino siciliano, uomo molto in vista del Pd regionale, ex margheritino e oggi pezzo grosso del partito. Ebbene, Vitrano viene arrestato venerdì con la tangente in tasca: aveva appena incassato 10mila euro in contanti che gli erano stati consegnati da un imprenditore in cambio di un favore. Doveva agevolare una pratica nel settore fotovoltaico. Solita storia: se tu dai una mazzetta a me, io poi do un permesso a te. Ma se arrivano i carabinieri finiamo tutti e due in galera. Capita.
Vi renderete conto che, considerato il ruolo del protagonista e le modalità dell'arresto, questa appare subito una notizia piuttosto significativa. Eppure per cercarla sui giornali di ieri abbiamo dovuto chiedere lenti speciali a Salmoiraghi&Viganò: su Repubblica non se n’è trovata traccia, sul Fatto un francobollo (pari allo 0,02 per cento di una pagina), sul Corriere un colonnino invisibile, sull’Unità ancor meno. E pensare che i giornali sembravano tutti molto interessati alle notizie relative alla corruzione e al malaffare: aperture a tutta pagina per l’allarme lanciato dal governatore Draghi, lenzuolate sul consulente di Alemanno finito nei guai per camorra, approfondimenti sulla ’ndrangheta che mirava all’Expo di Milano e sui permessi facili a Roma, la P3, la P4, le accuse al deputato Pdl milanese, l’indagine per abuso d’ufficio per il presidente della Calabria Scopelliti... C’era spazio per tutto, insomma. Tranne, chissà perché, per un consigliere regionale del Pd beccato con la mazzetta in tasca.
Per carità, a noi garantisti fino al midollo fa piacere che venga derubricata anche la flagranza di reato. Ma, ecco, non sarebbe male se poi si usasse la medesima cautela anche di fronte a prove assai più labili: per esempio, che ne so?, un’intercettazione o la dichiarazione di un pentito non suffragata da alcun riscontro oggettivo. Invece, niente. Questi signori della stampa progressista sono capaci di mettere nel tritacarne un onesto cristiano sulla base di presunte supposizioni, ipotetiche e vaghe ricostruzioni, dichiarazioni smozzicate e intercettate dentro una linea disturbata. E poi, se un deputato regionale del Pd viene beccato con il sorcio in bocca, loro scoprono all’improvviso la cautela.
Meraviglioso, no? Dev’essere un riflesso automatico perché è scattato sin dai primi minuti. «Nessuna lapidazione, bisogna ascoltare Vitrano», ha detto a mazzetta ancora calda il presidente della Sicilia Raffaele Lombardo. «Una storia incredibile», ha commentato il segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo. E mentre le agenzie rilanciavano un curriculum immacolato, fatto di «esperienze nel sociale» e «volontariato nei Paesi in via di sviluppo», dimenticando precedenti processi e altri guai, gli imprenditori della Confindustria locale hanno manifestato subito conati di entusiasmo: «L’arresto del deputato Pd dimostra che il sistema funziona». Proprio così: il sistema funziona perché gli abbiamo beccato in tasca le mazzette. E se il sistema non avesse funzionato, che cosa gli avremmo trovato in tasca? Un cadavere scuoiato? I pizzini di Provenzano? Una lupara ancora insanguinata?
A sentire quell’espressione sul «sistema che funziona», d’altra parte, non può non venire in mente la reazione che scatenò solo pochi mesi fa l’arresto del consigliere comunale di Milano Milko Pennisi. Più o meno la stessa situazione, la stessa flagranza di reato, soltanto con una mazzetta dimezzata (5mila euro anziché 10mila). Ebbene, ricordate quanto spazio ebbe quella vicenda? Ricordate gli approfondimenti e le inchieste sul dilagare della corruzione? Ricordate le analisi impietose sul «sistema di potere paludoso», le conclusioni affrettate sulla Milano infetta, le richieste palingenetiche per il «rinnovamento completo della classe dirigente»?
Per carità, il rinnovamento va sempre bene. E a Milano le infezioni sono davvero facili, soprattutto a causa dello smog.

Ma qualcuno potrebbe gentilmente spiegare perché un consigliere comunale che incassa una tangente a Milano diventa subito un problema nazionale e un deputato regionale (quindi più importante) che incassa una tangente (più sostanziosa) a Palermo viene liquidato in poche parole come «una storia incredibile»? Perché una mazzetta in Lombardia è la dimostrazione evidente di un «sistema paludoso» e una mazzetta in Sicilia è la dimostrazione evidente di un «sistema che funziona»? In attesa di risposta, noi esultiamo per la sinistra che diventa garantista per via tangente. Che ci volete fare? C’è chi scopre la propria vocazione pescando nel mazzo, chi pescando nella mazzetta. Un po’ costoso, ma meglio di niente.

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