di Fabrizio Rondolino
È «incongruo» sostenere il socialista François Hollande nella corsa per le presidenziali francesi: bisognerebbe invece appoggiare il centrista François Bayrou, lunico vero europeista in gara per lEliseo. Lopinione sarebbe rispettabilissima se venisse da un qualche partito o movimento o giornale dOltralpe: e invece è il succo di un documento sottoscritto da una dozzina di deputati e di senatori del Partito democratico italiano. Il quale ha la strabiliante capacità di dividersi anche quando non ce ne sarebbe bisogno, anche quando il suo parere non è richiesto, anche quando - ahimé - non si teme di sfidare il senso del ridicolo.
I firmatari dellappello anti-Hollande (o per meglio dire anti-Bersani pro-Hollande), guidati da Beppe Fioroni e da Marco Follini, sono in gran parte ex democristiani, e appartengono a quella parte del Pd che prima o poi andrà con Pier Ferdinando Casini: da soli o con tutti il partito sembra ormai un dettaglio. E dunque ogni occasione è buona per sottolineare quanto il Partito democratico sia - per usare una storica espressione di Massimo DAlema - un «amalgama non riuscito». Lo è in politica interna, economica, sociale, istituzionale: devesserlo per forza anche in politica estera.
Domani Pier Luigi Bersani sarà a Parigi per sottoscrivere e presentare pubblicamente il manifesto della sinistra europea dal titolo minimalista «Un nuovo Rinascimento per lEuropa». Con lui, al Cirque dHiver, ci saranno il padrone di casa, Hollande, il presidente della Spd e prossimo candidato alla cancelleria Sigmar Gabriel, il primo ministro belga Elio Di Rupo, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz e quello del Partito socialista europeo Sergei Stanishev. Tutti socialisti, tranne Bersani: che nella sua identità di post-comunista avrebbe tutto il diritto di partecipare allincontro (per inciso, fu Bettino Craxi a far entrare lallora Pds nellInternazionale socialista), ma nella veste di segretario del Partito democratico dovrebbe invece, secondo Fioroni e compagni, restarsene a casa.
La polemica sulla collocazione internazionale del Pd è vecchia quanto il Pd e non si è mai veramente conclusa. Il compromesso finora raggiunto (il gruppo socialista allEuroparlamento si chiama da qualche tempo «gruppo dei socialisti e dei democratici europei») non sembra molto soddisfacente, per la buona ragione che non risolve il problema politico di fondo: quello, per dirla con le parole degli ex democristiani del Pd, della «solidarietà internazionalista» che spinge Bersani, quasi per un riflesso condizionato, a schierarsi con Hollande soltanto perché è socialista, dimenticando che il candidato della gauche «non corregge la linea vetero-gollista di Sarkozy, che indebolisce o addirittura offusca i progressi compiuti» nel campo dellintegrazione europea. Se si è europeisti sul serio, concludono Fioroni e Follini, bisogna appoggiare Bayrou, il Casini di Francia.
Dopo la foto di Vasto che lo ritraeva con Vendola e Di Pietro in una riedizione de noantri del Fronte popolare, ecco arrivare la foto di Parigi che dovrebbe inquadrare quella strampalata alleanza in una cornice europea.
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