Lealisti in pressing: che altro deve accadere?

Fedelissimi in difesa del Cav. Aut aut sul futuro del governo: "Non si può più sostenere che serve al Paese"

Lealisti in pressing: che altro deve accadere?

Roma - Se anche un «diversamente alfaniano» come Gaetano Quagliariello prende le distanze con dichiarazioni di fuoco sulla decisione della Giunta per il regolamento, si può ben intuire l'umore dei falchi del Pdl. Optando per il voto palese la Giunta ha fatto sbottare il ministro per le Riforme costituzionali. «Il Pd ha ceduto alle pressioni del M5S - afferma Quagliariello ai microfoni di SkyTg24 -. E lo ha fatto con dichiarazioni che non hanno senso».
Le reazioni dei lealisti vanno oltre, ovviamente. E annunciano scenari foschi. «Come fa ancora qualcuno a sostenere nel nome della falsa stabilità che questo governo serve al Paese? - si chiede Daniela Santanchè - Cosa c'è di più importante per un popolo se non la democrazia e lo stato di diritto?». Ora non è più il tempo dei pompieri. Saltato il pranzo di Palazzo Grazioli con i ministri del Pdl, i lealisti hanno buon gioco ad alzare la voce. Come ha fatto il capogruppo Renato Brunetta affidando a twitter il suo grido d'allarme. «È una decisione assurda e senza precedenti contro Berlusconi. Una decisione contra personam e senza alcun senso. Inaccettabile», tuona sul social network prima di incontrare Berlusconi insieme con il capogruppo al Senato Renato Schifani.
Per far capire la gravità della situazione e il paradosso della decisione presa dai parlamentari del Pd sulla scia dei colleghi del Movimento 5 Stelle, Sandro Bondi propone questo ragionamento: «Se una maggioranza comprendente il Pdl avesse imposto uno stravolgimento del regolamento parlamentare alla vigilia del voto riguardante un leader della sinistra, le piazze sarebbero in fiamme e le istituzioni sarebbero sotto assedio. E noi invece che facciamo? Ci limitiamo a delle belle dichiarazioni di facciata. Fanno bene a trattarci così, perché non dimostriamo alcuna fede politica autentica e nessuna vera convinzione». Gli fa eco Raffaele Fitto che aggiunge: «Tutto è ormai chiaro. Non è più il tempo delle finzioni e delle false promesse».
Una decisione, quella della Giunta, che stravolge il concetto della legalità, almeno secondo Deborah Bergamini. «Il Pd condannerà forse il nostro leader a uscire dal Parlamento - spiega la deputata del Pdl -, ma quello che è certo è che oggi ha condannato se stesso a non parlare mai più di regole, di rispetto del diritto». Alla luce di queste preoccupazioni si può comprendere l'urgenza dell'appello lanciato dallo stesso Berlusconi al premier affinché intervenga a ricomporre una situazione che rischia di precipitare. E lo stesso appello è condiviso dai falchi che per voce della Prestigiacomo pongono un secco aut aut ai partner di governo. «È una forzatura intollerabile, contraddittoria e inconciliabile con lo spirito di concordia che dovrebbe prevalere tra le forze politiche che sostengono il governo» spiega la deputata siciliana.

Insomma, «la democrazia ha ammainato al bandiera», come twitta Mara Carfagna. «Il voto palese dell'Aula di Palazzo Madama sulla decadenza di Berlusconi è un'inaudita decisione contra personam che ridicolizza i regolamenti parlamentari e calpesta le libertà».

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