Moretti vuole lo scettro Macché Santoro, sono io il re degli anti Silvio

di Alessandro Gnocchi

Fumata bianca: Habemus Papam. È Nanni Moretti. L’annuncio ieri a giornali unificati: Repubblica, Espresso, Unità e Manifesto. Repubblica ed Espresso si sono concentrati sul nuovo film del regista. Appena concluso e in rampa di lancio per il Festival di Cannes, si intitola appunto Habemus Papam e Nanni vi recita la parte dello psichiatra del Pontefice. Unità e Manifesto propongono invece due interviste-fotocopia in cui Moretti reclama per sé il ruolo di Papa straniero, cioè di leader naturale della sinistra anticavaliere.
Forse sarà il disappunto per essere passato in secondo piano rispetto ai moralisti tutto d’un pezzo saliti sul palco del Palasharp sabato scorso. Forse sarà la nostalgia di quei girotondi che lo videro protagonista nelle piazze italiane, fino all’apice raggiunto a Roma nel 2002 con la frase: «Con questi leader non vinceremo mai», pronunciata davanti ai capi dell’Ulivo zitti come bambini dell’asilo ripresi dalla maestra. Fatto sta che le bordate contro Berlusconi (che si lascerà alle spalle «macerie istituzionali, costituzionali, “culturali” ed etiche») sembrano nascondere uno scopo recondito. Far capire ai vari Saviano, Zagrebelsky, Eco, Spinelli, Travaglio, Santoro che c’è un uomo ancora più puro di loro. Chi? Nanni Moretti, of course.
Si parte dal Caimano: come è noto il finale con tribunale di Milano in fiamme e simil-Cavaliere sogghignante doveva essere trasmesso all’interno di Parla con me, programma di Serena Dandini su Rai 3. Cosa non avvenuta per grottesche divergenze su quanti minuti potessero andare in onda senza deprezzare un prodotto acquistato per essere visto in versione integrale. Sarà stata censura? Moretti non lo dice ma si capisce che la pensa così. Tuttavia la polemica sui rapporti con l’emittente di Stato prende subito una piega inaspettata. Questa: si può collaborare con Mediaset o Mondadori, proprietà della famiglia Berlusconi? «Ci sono registi e scrittori che non decidono neppure nel 2011, io la mia decisione l’ho presa nel 1986. (...) Se i film hanno bisogno di finanziamenti dalla televisione, non voglio essere finanziato dalla Fininvest, non era ancora Mediaset, ma dalla Rai». Una stoccata contro chi grida al regime di Silvio ma accetta di lavorare con le sue aziende. Ad esempio, Zagrebelsky (Einaudi) o Saviano (Mondadori) o Concita De Gregorio (Mondadori). Concetto ribadito subito dopo: «Da 25 anni ho fatto la mia scelta, anche di non usare la distribuzione Medusa». È solo l’inizio delle rivendicazioni morettiane. La corruzione? Il portaborse fu un film profetico, suggerisce l’Unità. «Sì - concede Nanni - era un anno prima degli scandali delle tangenti. C’è chi ci arriva prima e chi dopo a capire le cose». L’informazione asservita al governo? «Nove anni fa quando facemmo il girotondo davanti alla Rai, ricordavamo che quello era un problema gigantesco». Il conflitto d’interessi? «C’è chi lo ha considerato un problema nel 1994 e chi nel 2009». Saviano è il suo erede? Lo scrittore è «credibile» ma non ha «alcuna intenzione di fare altro da quel che già fa».
I manifestanti dell’ultima ora si mettano il cuore in pace: Nanni Moretti è arrivato prima di tutti su tutto. Il suo lignaggio anti-berluscones è superiore a quello di chiunque altro. Un tempo i gruppuscoli di sinistra si disputavano la palma dell’estremismo e c’era sempre qualcuno meno compromesso degli altri con il potere borghese. Adesso si lotta per la purezza morale.

Molti aspirano alla santità ma a sentire Nanni Moretti non c’è gara: vince lui stesso con facilità. Se poi qualcuno ha qualcosa da ridire e, per caso, ci scappa un po’ di pubblicità del nuovo film, meglio. A Cannes si fregano già le mani. Habemus Papam Nanni I.

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