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Tangenti, decapitata Finmeccanica

Milano Se ieri mattina arrivano i carabinieri a prenderlo e a portarlo in prigione, l'amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi deve ringraziare soprattutto se stesso. Perché se dalla lettura dell'ordinanza di custodia chiesta per lui dalla procura di Busto Arsizio le tracce delle stecche pagate ai militari indiani per ottenere una commessa da 556 milioni di euro, ovvero la fornitura di dodici elicotteri per i vip dello stato asiatico, appaiono oggettivamente vistose, addirittura macroscopiche sono le manovre con cui il boiardo di Stato ha cercato in ogni modo di mettere ostacoli alle indagini: arruolando giornalisti, mettendo a libro paga importanti ex magistrati, e persino pressando il Consiglio superiore della magistratura perché gli togliesse dai piedi Eugenio Fusco, il pm che conduceva l'inchiesta.
È tutto questo agitarsi un po' scomposto, registrato in presa diretta dalle microspie dei carabinieri, piazzate fin dentro la sala riunioni di Finmeccanica, a rendere inevitabile secondo il giudice l'arresto di Orsi. «È un provvedimento devastante - protesta il suo legale Ennio Amodio - perché decapita due delle maggiori aziende del nostro paese». Insieme a Orsi vengono colpiti da ordinanza i due mediatori di fiducia del colosso pubblico, gli svizzeri Guido Hashke e Carlo Gerosa, e il manager di Agusta Bruno Spagnolini, che però se la cava con gli arresti domiciliari.
È un'inchiesta a due facce, quella sugli affari di Finmeccanica, come emerge dalle carte. C'è un versante internazionale, le mazzette al capo di Stato maggiore indiano Sashi Tyagi, versate per portare via ai francesi l'appalto per gli elicotteri: ed è un storia non inconsueta di affari internazionali, in un mondo dove provvigioni e tangenti sono all'ordine del giorno. Ma poi c'è la faccia interna, quella che riguarda i rapporti di Orsi con il mondo politico, ed è la parte più scottante. La Procura di Busto non arresta Orsi per finanziamento illecito ai partiti, ma un filone di inchiesta esiste. E anche le carte di ieri pullulano di riferimenti alla Lega Nord, il partito che ha voluto fortemente la nomina di Orsi - si parla di una riunione con la presenza di Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti - e che secondo un testimone sarebbe stato ringraziato da Orsi con pagamenti in contanti provenienti proprio dalla «stecca indiana». Si parla di Comunione e liberazione, anch'essa forse aiutata da Orsi: ma Cl ieri torna a smentire con veemenza. C'è, proprio all'inizio, una frasetta per ricordare che Nicola Latorre, esponente del Pd, assai vicino a Massimo D'Alema, deve a Orsi l'assunzione di suo figlio in Finmeccanica. E c'è uno spaccato di affari, di rapporti, di sottobosco, dove spunta un po' di tutto: esponenti vecchi e nuovi dei servizi segreti, funzionari Rai riciclatisi in faccendieri, persino la dolorosa scoperta che la visita ufficiale del presidente Ciampi in India nel 2005 si trasformò in una specie di giro al mercato: mentre il presidente faceva i colloqui ufficiali, il codazzo trattava appalti e tangenti.
A Orsi, a Spagnolini e ai mediatori Hashke e Gerosa la procura contesta il reato di corruzione internazionale.

La Procura non quantifica l'importo arrivato al maresciallo Tyagi, ma la provvista di fondi fatta uscire dalle casse di Agusta Westland è imponente: oltre 21 milioni di euro vanno verso le società fantasma in Tunisia dei mediatori svizzeri, altri 30 milioni a un altro mediatore, Christian Michel, indicato direttamente da Orsi. E dietro il quale, sospettano i pm, potrebbero esserci gli interessi privati dello stesso amministratore di Finmeccanica.

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