UNIVERSITÀ

Nel decreto per le semplificazioni approvato ieri dal consiglio dei ministri non c’è l’abolizione del valore legale della laurea né quella dei voti nei concorsi pubblici. La materia sarà affidata a una consultazione pubblica attraverso internet e poi il governo, ha assicurato lo stesso premier Monti, interverrà. Un percorso legato all’attivazione della Agenzia nazionale per la valutazione, che vigilerà sui corsi di laurea, ha specificato il ministro Profumo.
Le associazioni degli studenti hanno espresso soddisfazione per quello che considerano uno stop alla riforma. In particolare la Rete della conoscenza, organizzazione studentesca vicina alla Cgil, secondo la quale «dopo le proteste avvenute in tutta Italia nei giorni scorsi, che hanno visto il ministro Profumo contestato in più occasioni, il governo ha deciso di non procedere con l’abolizione del valore legale del titolo di studio». A suggerire cautela - ha spiegato il governo - sarebbero stati soprattutto gli effetti nella pubblica amministrazione, ad esempio sugli «scorrimenti» degli statali che si laureano per fare carriera interna.
Archiviate le novità più di rilievo, ne arrivano altre di portata sicuramente più limitata. C’è il «portale unico dell’offerta formativa del nostro Paese. Sarà - ha annunciato il ministro Profumo - in almeno due lingue e consentirà agli studenti, anche internazionali, la visibilità sulle singole offerte, sui corsi, sui servizi e le borse di studio». Poi «grande attenzione alla digitalizzazione dei processi che interagiscono con gli studenti».

Per quanto riguarda le scuole, il decreto stabilisce che il Cipe predisponga un piano per ammodernare gli edifici che ospitano scuole e istituti, tenendo conto dell’efficienza energetica. E per favorire la ristrutturazione si prevedono delle semplificazioni che riguardano la destinazione d’uso e altre agevolazioni amministrative e fiscali delle quale si occuperanno le autonomie locali.

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