Intesa-Sanpaolo: il patto tra Fondazioni slitta ma si farà

nostro inviato a Torino

Il patto tra i grandi soci di Intesa Sanpaolo si farà entro febbraio, ma saranno solo le Fondazioni a dare inizialmente vita all’accordo. Solo in un secondo momento, ed eventualmente, potranno aderire anche altri soci tra quelli «privati». Lo ha detto ieri Franzo Grande Stevens, presidente della Compagnia di San Paolo, a Torino, in occasione della presentazione della scuola di formazione del management dei concorrenti di Unicredito, a cui ha partecipato tutta la Torino «che conta». E comunque, per Grande Stevens, «non c’è nessun problema tra le Fondazioni, siamo in grande sintonia». Per il 10 febbraio «non ce la faremo, ma è solo per problemi organizzativi. Ma chiuderemo entro fine mese».
Per quanto riguarda lo schema dell’accordo parasociale, «il patto sarà intorno al 21-22% - ha detto Grande Stevens al Giornale - finalizzato a un accordo di prelazione molto semplice: se c’è un prezzo a cui un socio vuole vendere azioni Intesa Sanpaolo e trova un compratore, a quel prezzo quelle azioni verranno offerte agli altri soci del patto». Si tratta, oltre alla Compagnia, della Cariplo, di Carisbo e di Cariparo.
I quattro Enti staranno poi a vedere: «Noi non invitiamo nessuno, saranno gli altri soci del gruppo a valutare se aggregarsi a noi e come». Perché probabilmente, spiega ancora Grande Stevens, «il patto allargato non sarà solo di prelazione: difficile pensare che un socio privato si leghi le mani sulle sue azioni». Per quanto riguarda la presidenza del patto, Grande Stevens si tira un po’ indietro: «Spero di non essere io. Faccio l’avvocato e vorrei continuare ad avere il tempo per farlo. Già la presidenza della Compagnia si è rivelata molto più impegnativa del previsto, per effetto della fusione. Per la presidenza del patto potremo scegliere un professionista dall’esterno, come è accaduto per esempio a Mediobanca con il professor Marchetti».
In ogni caso, nessuna intenzione di lasciare la Compagnia prima del previsto: «Questo no. Ho preso un impegno e resterò fino alla scadenza del mandato del 2008. Poi si vedrà».
Per Grande Stevens, infine, la Compagnia potrebbe esaminare l’ipotesi di acquistare una quota di Eurizon, ma prima bisogna vedere se le azioni verranno messe in vendita: «Per acquistare ci vuole uno che venda.

Se metteranno Eurizon in Borsa, se c’è qualcuno che vende, se c’è un’offerta pubblica sul mercato, esamineremo la cosa». La questione circola da tempo in anbienti finanziari in riferimento all’assetto azionario di Eurizon, oggi controllata al 100% dal gruppo bancario.

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