«Io, assessore delegato a rappresentare la città»

«Io, assessore delegato a rappresentare la città»

Le sue iniziative, assunte in condizioni particolarmente difficili all’epoca del funerale di Fabrizio Quattrocchi, furono generalmente e «trasversalmente» apprezzate. Un pubblico riconoscimento, nella Sala rossa di Palazzo Tursi, gli venne poi dal sindaco Giuseppe Pericu, in quei giorni invece attaccato a fondo da cittadini e politici: «Non dimentichiamo - disse allora Pericu - che è stata la sagacia dell’assessore Giorgio Guerello a trovare la soluzione-convento delle Clarisse per allestire la camera ardente di Quattrocchi». Polemiche e ricordi, duri ma anche umanissimi, che tornano adesso alla memoria di Guerello, rappresentante ufficiale dell’amministrazione alle esequie del bodyguard genovese ucciso da una banda di criminali fondamentalisti islamici.
Come si era arrivati, assessore, a scegliere il convento delle Clarisse, a San Martino?
«In quei giorni - spiega Guerello - erano state indicate diverse opportunità. Ma né Palazzo Ducale, né tanto meno Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità portuale, che non sono spazi del Comune, potevano essere presi in considerazione».
Fu lei a indicare l’alternativa?
«Lo feci dopo aver ascoltato il parere della famiglia di Quattrocchi, e d’accordo con la Curia. Io stesso, del resto, ero stato delegato ufficialmente dal sindaco per rappresentare la civica amministrazione in tutte le incombenze che si fossero rese necessarie. E mi parve logico individuare, per la camera ardente, un sito che permettesse grande raccoglimento, ma fosse anche vicino alla residenza dei familiari».
Una delle accuse a Pericu fu (ed è ancora) quella che si disinteressò sostanzialmente dei problemi.
«Niente affatto. Fu lo stesso sindaco a porgere personalmente e a nome della città le condoglianze ai congiunti, recandosi alla camera ardente. Pericu, inoltre, seguì punto per punto gli sviluppi della vicenda».
Al funerale, però, non andò.
«A suo tempo, il sindaco spiegò le ragioni della sua assenza. Per quanto mi riguarda, ribadisco: avevo l’incarico di rappresentare ufficialmente l’amministrazione nella cerimonia in cattedrale. Ma, prima, mi ero occupato anche del trasferimento della salma, di cui si fece carico il Comune».
I familiari capirono.


«Guardi, il rapporto con la famiglia Quattrocchi è uno dei ricordi più struggenti e più belli di quei tragici giorni. È un ricordo di grande dignità, umanità e compostezza nel dolore. Una lezione di vita. Non la dimenticherò mai».

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