C'è un periodo molto speciale nella vita di ogni donna in cui si vuole essere condotte per mano, guidate, coccolate, rassicurate: la gravidanza.
Che sia la prima, la seconda o la decima volta poco importa, l'essenziale è essere nelle mani giuste, quelle nel cui abbraccio ci si può crogiolare serene, certe che il proprio bambino riceverà prima e dopo la nascita tutto quello di cui ha bisogno.
Ho avuto la fortuna, e come me molte altre donne genovesi, di trovarmi tra quelle braccia in occasione della mia prima gravidanza, nel 2003 e temevo fortemente per la seconda, nel 2007, viste le nere nubi che lo scorso inverno si erano addensate sopra la mia Camelot, il reparto di ostetricia e ginecologia dell' Ospedale Evangelico Internazionale.
Qualcuno lassù (e molti quaggiù) ha fatto sì che anche la mia seconda bimba potesse vedere la luce tra cavalieri e fatine scongiurando - spero per sempre - il pericolo di perdere un piccolo gioiello, motivo di orgoglio per la nostra città ma di cui oscure trame politiche (invidia?) volevano privarci.
La professionalità, l'umanità e la simpatia di tutto il personale medico e non rimarranno con me ogni istante della mia vita, inscindibilmente fuse con il ricordo delle nascite di Linda ed Anita.
E non parlo solo delle persone direttamente coinvolte: lo straordinario medico di guardia, l'ostetrica (e l'ostetrico!) che mi hanno fatto partorire, il pediatra che primo ha preso le mie figlie tra le braccia.
Il mio ringraziamento ed il mio profondo affetto vanno a tutti: dall'ostetrica che paziente ha risposto a tutte le mie nervose domande di gestante primipara al corso di preparazione alla nascita, alle straordinarie infermiere del nido, sempre attente, empatiche, disponibili, senza dimenticare i medici, ginecologi e pediatri.
È importante ricordare che l'Ospedale Evangelico Internazionale offre un sostegno concreto anche dopo il ritorno a casa e questo costituisce un fattore di vitale importanza affinché la neomamma acquisti sicurezza e non si senta isolata, in balìa dei contrastanti consigli, spesso non richiesti, forniti da miriadi di parenti, conoscenti ed amici.
Dopo la dimissione ho infatti ricevuto la visita domiciliare gratuita dell' ostetrica che mi ha aiutato ad affrontare aspetti pratici e psicologici del post partum e dell'allattamento.
Inoltre, ho chiamato l'ambulatorio per il sostegno all'allattamento per ogni mio dubbio e, cosa ancor più importante, le bambine sono state visitate più volte presso l'ambulatorio di neonatologia dagli stessi pediatri del nido.
Probabilmente non avrò altri figli ma lasciando l'ospedale dimessa ai primi di giugno mi sono rammaricata che fosse, forse, l'ultima volta.
Certamente negli anni a venire mi recherò in visita a molte altre neomamme ricoverate all'Ospedale Evangelico Internazionale ma sarà sempre con un senso di malinconia per tutti i bei ricordi che ad esso mi legano.
Spero con tutto il cuore che queste mie poche parole - certo una piccola voce nel coro di tante voci - possano in qualche modo contribuire a far sì che «L' Evangelico», comè generalmente conosciuto e nominato, rimanga quello che è, un piccolo grande ospedale metropolitano e un riferimento per tutta la cittadinanza.
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