Dottor Coppola, perché è evaso?
«Vorrei dire a tutte le persone per bene in Italia, ai politici, agli imprenditori, a tutti quelli che nella loro vita hanno creato qualcosa e danno lavoro a molti dipendenti la mia vicenda, quello che sta accadendo. Io sono stato arrestato dal 1° marzo 2007 per una presunta evasione fiscale. Si è parlato di appropriazione indebita e di riciclaggio. Tutto falso. È vero che alcune mie società dovevano pagare le tasse, ma è una questione che noi imprenditori lasciamo gestire ai commercialisti. Il mio prendeva 100mila euro al mese, era il numero due della mia azienda, con questo non voglio togliermi le mie responsabilità. Io voglio pagare, ma non mi permettono di farlo. C’è una persona, il dottor Giuseppe Cascini, che mi perseguita da dieci mesi ingiustamente».
Perché si considera perseguitato?
«Non si può proibire a un imprenditore, il quale viene accusato di una presunta evasione fiscale, di partecipare alla vita delle proprie aziende. Io ho una serie di aziende, ho una società quotata, sono il maggiore azionista di un giornale, Finanza&Mercati, ho tanti asset e non si può costringere un imprenditore a lasciar collassare tutte le sue aziende, non perché navigano in cattive acque, ma solo perché non può parlare con gli amministratori, non può parlare con nessuno. Mi hanno interdetto senza avere una causa di interdizione. Io non posso parlare neanche con mia madre, non posso parlare con i miei consulenti, non posso parlare con i miei avvocati, per parlare con un avvocato devo chiedere permessi e aspettare settimane. Quindi è una situazione assurda».
Di cosa la accusano, precisamente?
«Io sono stato accusato di un’evasione fiscale da 60 milioni di euro, il 2 per cento del mio fatturato annuo. Quindi è come se a un dipendente statale che prende 2mila euro gli contestano 200 euro».
Lo sa che lei in questo momento è, a tutti gli effetti, un evaso? «Me ne rendo conto. Ma non potevo fare altro. È in gioco la mia vita. Sono andato via dall’ospedale perché volevo recarmi a piazzale Clodio. Siamo qui nelle vicinanze, a cento metri, perché volevo parlare con questi giudici. Mi trovo in uno stato di fermo per la bancarotta della Micop. Per questa società sono state già pagate le tasse (8 milioni e 200mila), sono state chiuse le indagini, c’è il processo in dibattimento, quindi dopo 9-10 mesi di arresti è assurdo che io continui a stare in uno stato di fermo».
Potrebbe inquinare le prove...
«Che prove posso inquinare? La contestazione è su 60 milioni di euro. Circa 20 milioni di euro li ho già pagati. Mi trovo con alcune società, di cui io non sono azionista né amministratore, che pendono presso il tribunale fallimentare. Allora il dottor Giuseppe Cascini si è insinuato al posto del Fisco e le vuole far fallire. Quindi queste società non stanno fallendo perché il Fisco chiede i soldi, ma perché ci sono dei pm che hanno deciso così. Io voglio pagare però mi dicono che in sede civile io non posso pagare perché non sono nessuno, non sono né l’amministratore e non sono neanche un socio. Quindi in quella sede io non posso pagare. Le società debbono fallire e poi vengo perseguito in sede penale perché comunque io sono il dominus di fatto. E allora mi chiedo: qual è il senso di tutto questo?».
La risposta?
«Distruggere Danilo Coppola, non permettere a Danilo Coppola di pagare la presunta evasione per cui è stato accusato».
Lei mi ha detto al telefono: «Mi perseguita il dottor Cascini. Vuole la mia resa incondizionata. Mi dice di fare i nomi delle persone colluse». Conferma?
«Confermo tutto. E le dirò anche di più. Il dottor Cascini ha praticamente in tutti questi mesi abusato del suo potere, quindi io chiedo alle autorità competenti che facciano luce su quello che dico. Ha terrorizzato anche i miei avvocati, dicendo loro: “io voglio una resa incondizionata di Coppola, io voglio che Coppola faccia i nomi di banchieri, di politici collusi, di malaffare, di tutto. Finché lui non dirà tutto, noi non lo lasceremo libero”. Una situazione del genere può succedere in America Latina, in Paesi dove non c’è la libertà e non c’è lo Stato di diritto». Io non ho da dire nulla al dottor Cascini. Ho ammesso alcune colpe, alcune distrazioni, alcune cose che non sono state gestite da me, ma da un commercialista a cui davo 100mila euro al mese».
E lei non controllava?
«Io non so fare i bilanci, non li so leggere, io so fare l’imprenditore. Purtroppo non mi sono reso conto e sono pronto a pagare, ma debbo pagare il giusto prezzo, non posso pagare né con la vita, dottor Cascini, né con tutte le aziende e il mio gruppo come vuole lei. Lei vuole che io fallisca in toto con le mie aziende. Dico che questo non è possibile. Chiedo alle autorità competenti che si faccia luce su questo. Voglio poter salvare le mie aziende prima che le mie aziende collassino. Il dottor Cascini vi ha detto che io potevo inquinare le prove, potevo spostare capitali all’estero. Ma se io voglio spostare i capitali all’estero lo posso fare anche da casa, lo posso fare parlando con un avvocato dal tribunale, c’erano i mafiosi che davano gli ordini da dentro le carceri. Il problema è un altro. Signori giudici, gli arresti domiciliari servono per fare collassare tutte le aziende di Danilo Coppola, in maniera tale che Danilo Coppola non possa fare più strategia. Ma a chi conviene il collasso delle mie aziende? È questo il punto. Sono circondato da squali che vogliono comprare le mie aziende, a due soldi. Non è possibile e io mi batterò fino alla morte affinché questo non avvenga».
Cosa si aspetta da questa fuga?
«Sono disperato e arrabbiato, deluso, amareggiato della legge italiana che non funziona. Io non voglio essere libero per il mio stato fisico. O perché mi devo operare al cuore, probabilmente fra qualche giorno, devo fare un’angioplastica, devo fare qualcosa... Non è questo. Io non voglio trovare scuse per essere libero. Voglio essere libero perché non c’è motivo che io non lo sia».
Posso dire una cosa? Se lei non si cura non potrà mai dimostrare che quello che dice è vero. Se invece lei si cura può trovare la forza di dimostrare la sua innocenza e la realtà dei fatti. Si fidi e segua il mio consiglio...
«Ha perfettamente ragione. Infatti mi ero spostato per andare a parlare direttamente con i giudici a piazzale Clodio. Spiegarmi, raccontare le mie ragioni, la mia verità. In questi mesi mi è successo di tutto e di più. Mi hanno voluto mettere un cerotto sulla bocca per non farmi parlare, per non dire più la mia. Per non dire quello che sta accadendo. Allora io denuncio questo e voglio che si faccia luce su questo».
Nessun rimpianto?
«Se io ho sbagliato, ho detto delle cose false, pagherò per quello che ho detto. Ma anche se il dottor Cascini ha abusato e sta abusando del suo ufficio deve pagare. Ecco è tutto».
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