«Isola» e «Gieffe» in sordina I reality non fanno più show

Tutto si potrà dire tranne che Simona Ventura si risparmi. Pur di scuotere gli anemici ascolti dell’Isola dei Famosi, martedì prossimo si tufferà dall’elicottero nelle acque davanti all’Honduras per fare un’improvvisata ai naufraghi superstiti del reality giunto all’ottava edizione. Un’edizione peraltro lanciata nella puntata d’esordio da una telefonata promozionale del dg Rai Mauro Masi. Da lì, fedele alla sua massima «crederci sempre arrendersi mai», Supersimo condurrà la serata, aiutata a Milano da Nicola Savino. Basterà a raddrizzare un’annata «partita lenta» come lei stessa ha riconosciuto? C’è da dubitarne. Perché la sensazione crescente è che, se non proprio finita, un’epoca sia al tramonto.
I reality show hanno fatto il loro tempo. Rituali, prevedibili, logori. Certo, se si guardano i numeri è ancora presto per decretarne il decesso. Il 14 per cento abbondante registrato dall’Isola su Raidue e il 24 raggiunto dal Grande Fratello su Canale 5 (contro l’inarrivabile Montalbano) nelle ultime due puntate restano risultati positivi. Così come sono stati tutto sommato positivi, ma non come le precedenti edizioni, i riscontri dei talent show, da Amici di Maria De Filippi a X Factor che, quasi certamente, la Rai non riproporrà la prossima stagione. Se si interpellassero gli addetti ai lavori, produttori e direttori di rete, direbbero di sicuro che la tv è cambiata, che l’audience si sta frammentando, che il 30 per cento di share non lo fa più nessuno, che i nostri ascolti sono al di sopra della media, e quindi... Tutto vero.
Eppure i sintomi del declino ci sono tutti. Il primo è che non ne parla quasi più nessuno. Per dire, l’ultima polemica sulle bestemmie dei gentiluomini del Gieffe che ha provocato l’intervento diretto dell’editore e per le quali è appena arrivata la sanzione dell’Agenzia per la Comunicazione risale a prima di Natale. Poi, il silenzio, con l’eccezione dei settimanali e dei talk show di gossip che sull’indotto da reality campano. Gli altri giornali, invece, girano alla larga. I reality sono rientrati nei ranghi, dentro i confini del gossip. Oppure nel recinto del loro target più o meno giovanilistico. L’anno scorso, per per fare un rapido flashback, tra i concorrenti dell’Isola c’era uno che si chiamava Aldo Busi, con tutto quello che ne è seguito. A X Factor, prima della sua rovinosa apologia della cocaina, imperversava Morgan. Il Grande Fratello è stato vinto dal multifronte Mauro Marin. I concorrenti di Amici conquistavano Sanremo. Ancora di più: reality e talent show tracimavano nel sociale, influenzavano il costume, spesso il linguaggio, almeno gli slang di moda. In qualche caso, le scelte del cast del Grande Fratello alimentavano le discussioni in famiglia o a scuola. Principalmente attorno ai temi dell’identità sessuale, all’omosessualità, al cambio di genere. Ma anche in materia religiosa, morale, di convivenza tra fedi diverse, di accoglienza e tolleranza sociale. Il bacio saffico tra Nina Moric e Roberta Allegretti sulla spiaggia dell’Honduras non è più una novità. Le gelosie e i litigi nella Casa tra Guendalina e Giordana meno che mai. Abbiamo già visto tutto e il campionario è finito, la casistica terminata, le trovate per fare tendenza e provocare dibattiti sui giornali, tutte esperite. Anche un altro degli ingredienti forti del successo dei reality, ovvero il voyeurismo, ha perso sapore. Perché, con tutto quello che è successo negli ultimi mesi, si concentra sulle intercettazioni e sulle cronache giudiziarie. Così, un altro pezzo della ricetta si è cancellato. Anche le scenografie, le ambientazioni, gli studi luccicanti come si fosse perennemente in vetrina appaiono anacronistici.
E dunque, basta: i reality sono retrocessi con poche lodi e qualche infamia in coda al convoglio delle novità televisive. Sono tv del passato. Ad averli invecchiati di colpo è anche l’aria cambiata là fuori. Con tutto quello che sta succedendo in Italia e nel mondo, quel tipo di tv, effimera e frivola, è una gigantesca distonia. Ma come - si potrebbe dire - ci sono la guerra sotto casa, il terremoto con il rischio di una catastrofe nucleare, la crisi economica, e noi siamo ancora qui con il Grande Fratello? Va bene l’evasione, per carità. Ma l’evasione è una parentesi, non può essere il tutto.

E poi, anche per evadere si cerca una tv più calda nella quale riconoscersi, storie e tipi umani nei quali identificarsi, senza troppe competizioni, senza troppi machiavellismi e carrierismi. Sarà anche questo il motivo del grande successo di Montalbano?

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