Jane Fonda e Sophia Loren, star della Festa

da Roma

Alla prima uscita ufficiale della Festa di Roma (18-27 ottobre), con il programma di Cinema Extra, rassegna a cura di Mario Sesti, si dava una notizia nella notizia e un festival nel festival. La prima, provocata da un simpatizzante del cineapparato, travestito da giornalista, riguarda l’eventuale uscita di scena di Goffredo Bettini (braccio destro di Veltroni e artefice del contestato «modello Roma») dai vertici dell’Auditorium, collaudata slot machine dei diessini a presidio della cultura nazionale. «Mi sono impegnato nell’avventura di fiancheggiare Walter Veltroni, lasciando la residenza dell’Auditorium. Del resto, sono arrivato alla politica attraverso il cinema», dice Bettini, un Re Sole abbastanza poco credibile quando, in pieno clima antipolitico, invoca un’inesistente neutralità della Festa, che in questi giorni già si reclamizza nel bacino d’utenza delle scuole capitoline, dove l’attore Scamarcio sale in cattedra, al posto dei malpagati insegnanti.
Meglio guardare al festival nel festival, ovvero alle molteplici offerte della sezione Extra, articolata lungo filoni distinti. Il lavoro dell’attore e gli stili recitativi verranno analizzati con retrospettive,alla cui realizzazione hanno contribuito le Cineteche italiane. Star come Jane Fonda, Shirley Knight, Cloris Leachman e Sophia Loren (che riceverà l’Acting Award) interverranno sul tema dell’identità femminile. «Parleranno le grandi ragazze degli anni Settanta, la cui femminilità ha ridefinito i modelli», ha spiegato Mario Sesti, avvalsosi della consulenza di Mariuccia Ciotta, Carlo Freccero, Sergio Fant, Fabrizio Grosoli, Tatti Sanguineti e Italo Spinelli.
«I festival tradizionali vanno riformati, anche attraverso le visioni di film innovativi», è l’auspicio del direttore di Extra, forte d’una selezione originale di sedici documentari in anteprima internazionale: da Forbidden Lies dell’australiana Broinowski, docuthriller su una truffatrice giordana, ricercata dalla Fbi a Niente è come sembra di Franco Battiato, dialogo filosofico, «pronto per le edizioni Adelphi» (così Sesti), passando per In prison my whole life, primo film prodotto dall’attore Colin Firth, proiettato in contemporanea con il Festival di Londra (è contro la pena di morte), ci sarà di che discutere. Si vedrà anche la versione integrale di Totò e Carolina, con le settanta scene censurate, ai tempi in cui i comunisti, invece d’intonare Bandiera rossa, cantavano Il Piave mormorò.


A sorpresa, la rockstar Lucio Dalla lega il proprio nome a quello di Totò, avendone musicato un testo inedito, mentre Michele Placido annuncia di voler andare in Calabria, con il suo Teatro di Tor Bella Monaca, «per presidiare con la cultura i luoghi della ’ndrangheta». E poi: conversazioni con Bertolucci, Dépardieu, Malick e l’intera famiglia Coppola sul palco.

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