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Johnson: «Bolt sotto i 19’’. Come me...»

Ieri mattina aveva sonno, ieri pomeriggio voleva solo sgranchirsi le gambe. Per correre da extraterrestre ci sarà tempo. Usain Bolt è tornato in pista per ripercorrere la strada pechinese anche sui 200 metri: appuntamento stasera per le semifinali, domani per la finale. Ce la farà? Sì, ce la farà a sbalordire ancora? A strattonare il suo record del mondo? A farci spalancare gli occhi? Michael Johnson è stato, per 12 anni, l’uomo inseguito dai sogni del mondo per lo stratosferico 19”32 di Atlanta. Oggi c’è Bolt al suo posto. Ma lui consiglia di stargli dietro. Michael conosce la materia ed ha studiato il giamaicano. «Potrebbe essere l’uomo che va sotto i 19 secondi. Io ci sono riuscito una volta, in una staffetta 4x200, quando ero al college. Sono arrivato a 18”5, dunque un uomo ce la può fare».
Ma non sarà una passeggiata, questo è certo. Michelone sa bene quanto sia più difficile battere quel record rispetto a quello dei 100. Basta guardare i numeri per capire. Il primato dei 100 è stato battuto 13 volte da quando è comparso il cronometraggio elettrico (1977). Quello dei 200 m. solo quattro volte. «La differenza sta nella resistenza», spiega Johnson. «Sappiamo quanto Bolt sia veloce, non quanto resiste a quella velocità: se può tenerla per tutti i 200 metri. Nei 100 la velocità è tutto, qui serve una qualità in più. Anche se Usain ci ha abituati a sorprendere». Battezzato come l’uomo dei record impossibili, ora tocca a lui. Quest’anno Bolt ha corso poche volte i 200 metri, che poi sono la gara preferita, quella in cui ha capito di essere grande. Ma l’incidente automobilistico di aprile ha lasciato qualche conseguenza. «È rimasto una settimana senza poter correre in curva perché non poteva appoggiare perfettamente un piede», ha spiegato Glen Mills, il suo allenatore. E quest’anno Bolt ha corso solo tre volte i 200 m. Vuol dire tutto e niente per un fenomeno.
Ieri il giamaicano ha corso con la faccia addormentata alla mattina: 20”70, roba da allenamento. Al pomeriggio ha accelerato chiudendo in 20”41, quinto tempo complessivo. In assenza di Tyson Gay, si sono fatte largo vecchie e nuove conoscenze. Migliore di tutti il ventisettenne giamaicano Steve Mullings (20”41), poi il panamense Edwards (20”33), l’americano Crawford (20”37) e l’azero Ramil Guliyev (20”40), 19 anni e un buon futuro scritto in faccia e nelle gambe. Insomma, da lassù, sulla luna, Usain vede un bel mondo, anche variopinto, ma forse un po’ troppo lontano.
Però l’extraterrestre può essere un affare per tutti. Chi mai nella boxe non avrebbe voluto provare una sfida con Alì o Tyson? Se non altro, per vantaggi economici. Ed, allora, ecco farsi avanti i pretendenti. Ieri ne hanno parlato in due: LaShawn Merrit, l’americanone che, venerdì, correrà la finale dei 400 metri, gli ha fatto sapere: «Ti aspetto sui 400, sbrigati che ci divertiamo». Ed anche Kenenisa Bekele, dopo aver vinto per la quarta volta di fila i 10mila metri, evidentemente un po’ annoiato dalla concorrenza, ha provato a mettergli l’amo. «Perché non ci sfidiamo sugli 800 metri? Io sono pronto». Vedete il miracolo? Usain fa sognare tutti.

Tranne i bookmakers.
RiSi

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