Juan Martinez

Questo spagnolo nacque verso il 1576 dalle parti di Zamora. Di condizione agiata, studiò all’università di Salamanca e nel 1594 si fece domenicano. Nel 1601, dopo gli studi, partì per le Filippine. Qui si fermò per imparare le lingue orientali. Dopo qualche anno scoppiò la guerra che vide contrapposti i cinesi e i coreani contro i giapponesi. Questi ultimi vennero sconfitti e il padre Martinez, con altri missionari, si portò a Nagasaki, unico approdo giapponese aperto agli occidentali. Da qui contava di partire per la Corea con una missione del suo ordine. Ma, data la situazione, nessuna nave andava in Corea. Così, il Martinez, assieme ai confratelli Morales e Orsucci, rimase in Giappone. Viveva in casa del convertito Cosimo Takeya ed esercitava il suo ministero tra i mercanti spagnoli e portoghesi. Ma nel 1618 il bakufu (il governo centrale) inasprì la persecuzione contro i missionari e nel dicembre Martinez, Orsucci, Takeya e altri due cristiani giapponesi vennero arrestati. Poiché la zona di Nagasaki era piena di cristiani, il governatore li mandò a Omura insieme a tre gesuiti, anche loro arrestati. Tutti questi religiosi erano vestiti da mercanti per via dell’editto persecutorio, ma la gente li riconobbe e molti, al loro passaggio, si inginocchiarono per riceverne la benedizione.

Quando i prigionieri arrivarono in vista del carcere intonarono un salmo, cui risposero gli altri otto cristiani già rinchiusi. La cella era di per sé un martirio e, dopo quattro mesi, Martinez vi si ammalò e morì. Era il 1619.

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