L’America ha scoperto di non avere più un leader

Il più gentile è il New York Times, che la definisce «una vicenda imbarazzante», il più feroce il commentatore conservatore Rush Limbaugh che parla di «giorno peggiore della presidenza Obama», ma per una volta destra e sinistra sono d’accordo. Deluse, sarcastiche, inquiete. Soprattutto inquiete, perché la clamorosa sconfitta di Chicago nella finale per l’assegnazione dei Giochi Olimpici del 2016 pone seri interrogativi sulla consistenza politica del capo della Casa Bianca, con implicazioni sia di immagine che di sostanza.
La Washington Post chiede addirittura che il vero presidente si alzi, si faccia riconoscere. Quello attuale sembra l’ombra del leader che undici mesi fa trionfava sulle ali della promessa di un mondo migliore. Ora è insicuro, tormentato, smarrito. Che cosa pensava Obama quando ha accettato di andare a Copenaghen?
Se lo chiedono tutti. Difficile dare una risposta. In molti scrivono che sia stato costretto da Richard Daley, chiacchierato e potentissimo sindaco di Chicago, che gli spianò la carriera politica quando era un anonimo e ambizioso attivista sociale di periferia. Sussurrano che le pressioni di Daley siano state furibonde al punto che Obama non si sarebbe potuto esimere dal saldare un debito di riconoscenza. Altri si limitano a ricordare che secondo le stime della vigilia sulle preferenze dei delegati, Chicago era considerata vicinissima a Rio de Janeiro e che pertanto il carisma e la popolarità mondiale di Obama avrebbero potuto spostare gli ultimi decisivi voti. Ma Chicago non solo non è andata al ballottaggio, ma è finita quarta, dunque ultima, staccata persino da Tokyo che veniva considerata le cenerentola del gruppo. Chi ha sbagliato così clamorosamente la previsione? Daley o la delegazione statunitense? Mistero, ma è sconcertante come la Casa Bianca si sia fidata di stime approssimative esponendo Obama a una figuraccia.
«La prossima volta verifichi che la causa meriti davvero il suo sostegno», ironizza il New York Times. «Sarebbe dovuto partire solo avendo la certezza di una vittoria», sostengono gli analisti interpellati da Politico, che non si spiegano come si sia potuto mettere a repentaglio con tanta approssimazione il prestigio e la popolarità del leader di un Paese come l’America.
Il danno è doppio. Sul piano interno, il fiasco danese rappresenta un formidabile assist per il partito repubblicano che da giorni criticava l’opportunità del viaggio e che ora, nel pieno della battaglia sulla riforma sanitaria, può vantare una vittoria simbolica. «Il presidente spreca il suo tempo e non riesce nemmeno a ottenere l’assegnazione dei giochi, mentre la disoccupazione sale al 9,8% e l’Iran continua sulla via del nucleare. L’America ha bisogno di una leadership più accurata», lo ha sferzato via Twitter, l’ex speaker della Camera Newt Gingrich.
Ma anche a livello internazionale il contraccolpo è pesante. Obama ha spuntato la sua arma migliore: l’immagine. A Copenaghen, come di consueto, ha parlato benissimo ed è stato accolto come una rock-star. All’applausometro ha trionfato, ma che cosa ha ottenuto? C’è chi pensa addirittura che la sua presenza abbia nuociuto alla candidatura di Chicago, avendo suscitato l’irritazione dei grandi capi dello sport internazionale che si sono visti sottrarre la ribalta mediatica.
L’infortunio olimpico rischia di rinsaldare l’impressione di un leader tanto brillante e immaginifico, quanto inconsistente. Si esprime bene, fa sognare, ma non persuade, non trascina. Al contrario, i suoi appelli incondizionati al dialogo e i suoi richiami a un mondo ideale, in cui l’America viene presentata come un Paese uguale gli altri, anzi più gentile degli altri per farsi perdonare i guai di Bush, vengono interpretati in molte cancellerie come una prova di debolezza.


Obama oggi appare alla comunità internazionale come un leader irrisoluto, costretto ad accettare le imposizioni della Cina, a cedere alla Russia, ondivago con Teheran e titubante sull’Iran. Un leader che nessuno teme e che si può ignorare a cuor leggero, come è avvenuto a Copenaghen e come rischia di accadere sempre più spesso.
http://blog.ilgiornale.it/foa

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica