L’appello Se amate il Belpaese non votate sul nucleare

Se volete bene ai vostri figli e nipoti, non lasciate che l’opzione nucleare sia preclusa all’Italia per altri 25 anni. Voi - noi - abbiamo un dovere: garantire loro la sicurezza di approvvigionamento elettrico. Il nostro Paese assorbe costantemente, 24 ore al giorno di tutti i giorni, 30 GW (gigawatt) elettrici. Inoltre, vi sono due picchi di massimo assorbimento da soddisfare: alle 11 del mattino e alle 7 della sera assorbiamo 55 GW. Comunque vogliate soddisfarli, dovete arrivare a 55. Come facciamo, adesso? Grosso modo, 30 GW da gas (importato), 10 GW da carbone (importato), 7 GW da nucleare (importato), 8 GW da idroelettrico, che abbiamo in casa perché i nostri padri non avevano né Verdi né ambientalisti, né cantanti, comici o saltimbanchi con la pretesa di dettare legge di energetica.
Possiamo fare diversamente? Sì, possiamo fare il gioco delle quattro carte con le tecnologie dette. Possiamo aumentare la produzione dall’idroelettrico? Un po' forse sì, ma non troppo: ce lo vieta la nostra orografia. Anche quando (improbabile circostanza) arrivassimo a 20 GW da idro, magari pompando acqua da valle a monte grazie all'elettricità prodotta dai pannelli fotovoltaici e dalle turbine eoliche quando il sole brilla o il vento soffia, rimangono ancora 35 GW da soddisfare. Chiedete ai promotori del referendum come intendono coprire quei 35 GW senza nucleare. Non vi risponderanno; come non hanno risposto a me. Perché la risposta - l’unica risposta - è: col carbone e col gas.
Il gas. Con esso produciamo la metà del nostro fabbisogno elettrico. Non lo fa nessuno al mondo. Solo noi. Siamo alla mercè dei satrapi di turno che ce lo forniscono. È questo il futuro che vogliamo regalare ai nostri figli? Abbiamo il dovere di ridurre l’uso del gas per la produzione elettrica. E se non lo facciamo noi spontaneamente, sarà il gas stesso a scarseggiare di suo. Non possiamo lasciare i nostri figli impreparati. Cosa possiamo fare? Cosa possiamo fare se non vogliamo il nucleare in casa? Non abbiamo scelta: aumentare di esso le importazioni e aumentare la produzione da carbone. Nulla di male, per carità. Ma tutto poco oculato. Il ministro Scajola l'aveva capito: chissà perché appena qualcuno capisce qualcosa, viene subito allontanato.
Possiamo fare diversamente, cioè senza nucleare, carbone o gas? Purtroppo, no. In questi giorni mi è capitato di dibattere con la presidente europea dei Verdi, Monica Frassoni, e col presidente di Legambiente, Ermete Realacci. Ho chiesto loro di proporre le tecnologie adeguate per arrivare ai 55 GW del picco delle ore 19 delle sere invernali: non hanno saputo rispondere. Hanno parlato di un fantascientifico futuro, di tecnologie esistenti solo nella loro fantasia. Prese alle strette, hanno detto che bisogna risparmiare energia elettrica. Va bene (cioè, va male, ma facciamo finta che vada bene), ma la domanda rimane: come si totalizzano i (presunti) 50, 45, 40 GW delle 7 della sera delle giornate invernali? Chiedete ai referendari. Chiedete che facciano proposte e, soprattutto, di fare le addizioni. La mia proposta è: 30 GW da nucleare, 20 GW da carbone, 10 GW da idro, 5 GW da gas. Ci sono alcuni gigawatt di troppo? No, il fabbisogno elettrico è destinato a crescere (almeno così si spera, se vogliamo che la disoccupazione non cresca).
Ma chiedete ai referendari: ci hanno già ingannato 40 anni fa, quando i neonati Verdi promettevano il sole-che-ride. E 25 anni fa, quando, referendari anche allora, promettevano il sole-che-ride. Hanno mantenuto la promessa? No, perché nessuno di essi ha studiato fisica. E chi di essi lo avesse fatto, ha saltato il capitolo di energetica.

Allora, dicevo, se volete bene ai vostri figli e nipoti, non andate a votare: è la migliore strategia per far fallire questo incosciente referendum. Nato per fare un dispetto al Governo, è il perfetto strumento per castrarci da soli.

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