L’Europa ci scarica: tenetevi i clandestini

L’Italia si trova ad affrontare l’emergenza sbarchi, chiede aiuto all’Europa, ma dall’Unione arrivano messaggi di scarso sostegno, alla vigilia del vertice di oggi a Lussemburgo. Ieri infatti è stato reso noto il contenuto di una lettera, in cui il commissario Malmstrom afferma che il decreto firmato giovedì dal governo italiano non fa scattare «automaticamente» la libera circolazione nell’area Schengen. La lettera, preparata venerdì scorso e scoperta dall’Ansa, è stata inviata al ministro dell’Interno Maroni in risposta ad una richiesta di chiarimenti. La commissaria sottolinea anche che «al momento» «non sussistono le condizioni» per attivare la direttiva 55 del 2001 sulla «protezione temporanea».
La Commissaria svedese afferma che Bruxelles «ha già attivato meccanismi per contribuire ad affrontare» una situazione «effettivamente molto difficile sul piano umano, sul piano economico e su quello del sistema di controllo alle frontiere». E afferma che la Commissione «resta disponibile a fare anche di più» e ricorda di aver inviato ai ministri degli Interni dei 27, in vista del Consiglio a Lussemburgo, una «lista di iniziative possibili». Per la Malmstrom «il rilascio dei permessi di soggiorno temporaneo a fini umanitari non appare sollevare problemi di compatibilità con la normativa comunitaria», ma poi aggiunge che «per quanto riguarda il possibile utilizzo a fini di circolazione nell’area Schengen» è esclusa «ogni automaticità legata al permesso di soggiorno in questione».
La notizia però non sembra scuotere il Viminale, dove fonti replicano così: «Nulla di nuovo». Il fatto che il permesso temporaneo di soggiorno non faccia scattare automaticamente la libera circolazione, spiegano, «è cosa nota, perché devono anche essere rispettate una serie di condizioni previste dal Trattato che per noi, in questo caso, sono rispettate». Quanto al fatto che non ci siano le condizioni per attuare la direttiva sulla protezione temporanea, lo stesso Maroni giovedì scorso in Parlamento aveva riconosciuto che diversi Paesi erano contrari.
E ieri dell’emergenza immigrazione ha parlato il ministro per la Semplificazione Calderoli, secondo cui l’Italia dovrebbe reperire le risorse necessarie ritirandosi dal Libano. «Al prossimo Consiglio dei ministri proporrò il ritiro delle nostre truppe».

Immediata la replica-conferma del ministro della Difesa La Russa: «È prevista una diminuzione progressiva delle nostre truppe in Libano e in Kosovo. È corretto immaginare di portare i nostri uomini intorno alle mille unità». Ma non sono mancate le polemiche.

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