L’Europa decide la stretta sulle banche «sistemiche»

É accordo di massima sui requisiti di capitale per le grandi banche «sistemiche», quelle cioè di dimensioni tali da creare contagio in caso di difficoltà. I governatori a Basilea hanno raggiunto l’intesa che stabilisce «cuscinetti» di capitale aggiuntivi fino a 2,5 punti percentuali rispetto alle soglie stabilite da Basilea 3. A riscrivere le regole post-crisi finanziaria è stato il Financial Stability Board guidato da Mario Draghi, che ha trascorso lavorando il primo week end dopo la nomina a presidente della Bce.
Inevitabile l’opposizione delle grandi banche che - come ha spiegato Sheila Bair, presidente della Fdic che assicura i depositi negli Usa - stanno facendo lobby «vigorosamente» per limitare i danni. Per diversi istituti «too big to fail» i requisiti di capitale possono superare il 10%, e molti di loro preannunciano che dovranno dare una stretta al credito fornito all’economia reale, oltre a ridurre i rischi.
Occhi puntati, intanto, sulla Grecia dove prosegue il negoziato fra le autorità nazionali e le banche europee per la ristrutturazione volontaria del debito: Rainer Bruederle, leader tedesco del Fdp, ha invitato le banche ad aderire nel nome del bene comune e della stabilità europea. E dal cancelliere Angela Merkel arriva il monito: un default avrebbe effetti incontrollabili. Il governo di George Papaendreou si dice fiducioso che le nuove misure di austerity passeranno il voto parlamentare, in calendario per mercoledì e giovedì prossimi. Ma con una maggioranza così esile - 155 seggi su 300 - il pacchetto di tagli e privatizzazioni da cui dipende il sostegno finanziario europeo è a rischio, e i ministri fanno appello alla responsabilità dei membri del Pasok.


La «cura» imposta dalla troika Fmi-Bce-Ue contiene 28,4 miliardi di tagli e 50 miliardi di privatizzazione: inevitabile il malcontento nel Paese, con i sindacati che hanno già annunciato un nuovo sciopero di 48 ore martedì e mercoledì.

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