L’ex giudice dell’Aja «Se l’Italia fa ricorso vince e il Brasile verrà condannato»

Cresce anche in Brasile la fronda contro la decisione dell’ex presidente Lula di non concedere l’estradizione per l’ex terrorista dei Pac Cesare Battisti. «È certo» che il Tribunale internazionale dell’Aja darebbe ragione all’Italia, perché non è stata rispettata la legge sull’estradizione. Lo ha affermato, secondo quanto riportava ieri la Folha, Francisco Rezek, ex ministro degli esteri del governo Collor de Mello ed ex giudice del tribunale dal 1997 al 2006. «La condanna del Brasile per non aver rispettato il trattato di estradizione è sicura - ha detto Rezek - ma si spera ancora che il Tribunale Supremo ripari l’errore commesso da Lula».
Intanto, oltre al danno la beffa, l’ex terrorista, se i suoi legali otterranno di farlo uscire dal carcere di Papuda, dove si trova recluso da quattro anni, potrebbe usufruire di una «rendita base di cittadinanza», come ha spiegato ieri un lettore al quotidiano leghista la Padania, che consente «a tutti i cittadini residenti in Brasile, anche stranieri, un vitalizio esentasse per soddisfare le esigenze minime di ogni persona, a prescindere dal loro status socio-economico». Lo prevede la legge 10835/04, voluta fortemente dal presidente del Brasile Luis Ignacio Lula da Silva. Tra qualche anno, dunque, per Battisti potrebbe scattare il vitalizio che, recita uno dei commi dell’unico articolo, «sarà di pari valore per tutti e deve essere sufficiente a soddisfare la spesa minima per ogni persona per il cibo, l’istruzione e la salute, considerando il grado di sviluppo e le possibilità di bilancio» e sarà considerato «reddito non imponibile ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche».
Insomma, la legge anti povertà voluta da Lula per migliorare le condizioni delle famiglie che vivono nelle favelas finirà per favorire il terrorista dei Proletari armati per il comunismo, condannato in Italia all’ergastolo per l’omicidio di quattro persone, scappato dalla Francia il 22 agosto del 2004 e arrestato in Brasile il 18 marzo del 2007.
Il suo destino, però, non appare ancora segnato.

Battisti dovrà rimanere in carcere fino al prossimo febbraio, in attesa della decisione finale del Supremo Tribunal Federal di Brasilia, per finire di scontare la condanna a due anni per uso di passaporto falso comminata lo scorso 5 marzo dal giudice Rodolfo Kronenberg Harmann.

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