La legge sul fine vita Calpesta le libertà di tutti o dà regole alla comunità?

Un lettore chiede a Vittorio Feltri e al Giornale un parere sulla legge sul biotestamento. Freno all'anarchia o attacco alla volontà di tutti? Vota

La legge sul fine vita 
Calpesta le libertà di tutti 
o dà regole alla comunità?

Caro Feltri, lei si è sempre definito laico e ha sempre manife­stato il suo parere favorevole a che ognuno sia libero di scegliere della propria vita e della propria mor­te. Abbia il coraggio di scrivere due righe su questa legge che ci priva del diritto di decidere e lo delega interamente ai medici. Sarebbe di aiuto e conforto ai laici e liberali che leggono questo quotidiano.

Dino Campari

 

Va rispettata la volontà di tutti
Caro Campari, a parte che il suo nome mi fa simpatia per motivi etilici, devo anzitutto dirle: non serve alcun coraggio per dire, come ho fatto mille volte sui giornali e in tivù, tutto il male possibile della legge relativa al testamento biologico.

Questa materia non bisognerebbe neppure sottoporla a una speciale regolamentazione, dal momento che dovrebbe essere scontato il diritto di ciascuno a decidere della propria vita e della propria morte, mentre è un abuso obbligare altri ad attenersi a un regolamento uguale per tutti.

Esemplifico. Tu vuoi perire fra atroci tormenti perché - chessò - desideri offrire un sacrificio a Dio onde ottenere il perdono di eventuali peccati? Padronissimo di farlo. Non mi oppongo. Affari tuoi. Almeno sul letto di morte la libertà non può essere condizionata.

Ma se sei libero tu, non vedo perché non possa essere libero io di fare una scelta di segno contrario. Le dirò di più, caro Campari, personalmente - pur essendo rispettoso dei credenti, del Papa, del parroco e del sacrista - non sono affatto ostile neppure all’eutanasia. A un patto: che sia facoltativa e non obbligatoria.

Non capirò mai perché uno abbia la libertà addirittura di votare per De Magistris, e non abbia viceversa quella di scegliersi il modo per andare all’altro mondo. La differenza tra un laico e un cattolico è questa.

Il cattolico pretende che il laico si adegui alle proprie opinioni etiche; il laico invece lascia a chiunque, anche al cattolico, la libertà di agire come gli pare, purché non commetta reati. Amen.

Vittorio Feltri

 

La comunità deve porsi regole
Caro Campari, l’organizzazione di una comunità non può permettersi il lusso dell’assoluta libertà dei propri componenti. Una comunità si forma su principi morali, religiosi, economici, estetici che presuppongono delle regole da rispettare per evitare che l’organizzazione frani. La richiesta di libertà diverrebbe un’incontrollata anarchia: per questo, l’organizzazione statale ha il compito di normare situazioni e comportamenti. Esempi a parte che potrebbero sembrare paradossali, non è paradossale il fatto che uno Stato stabilisca per legge l’istruzione obbligatoria, pensando che questo sia un segno di civiltà.
 
Io libero di morire come voglio.
 
Mettiamo da parte il sentimento religioso, che pure è una componente essenziale di una comunità: perché non è lecito per uno Stato prendere posizione sul tema della fine della vita e indicare una propria precisa visione culturale?
 
Certo, può essere una visione che confligge con la volontà del singolo, ma non è plausibile che nel nome della libertà del singolo non ci debba essere un principio a cui debba conformarsi la convivenza civile. La regola per cui tutti possono fare ciò che vogliono non è una regola: è opportunismo, convenienza, anarchia... individualismo.
 
Cioè, l’esaltazione di un individualismo contro la comunità, contro lo Stato che ha il dovere di stabilire una regola rigorosa e senza ambiguità interpretative sulla fine della vita per evitare il fai da te dell’eutanasia, per evitare ciò che potrebbe trasformarsi in un indecente mercato della morte.
 
Stefano Zecchi

 

 

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