La leva degli anni Zero ha idee, non ideologia

E senz’altro ve ne sarete accorti tutti: i nuovi cantautori sono più golosi di musica che di propaganda, sfruttano meno il domino dell’informazione, se la tirano poco e, alleluja!, non hanno le tessere, vere o verosimili, dell’appartenenza politica. Per farla breve, non sono embedded e, comunque, da Dente a Brunori Sas, da Vasco Brondi a The Niro fino a Di Martino o Enrico Gabrielli o Mattia De Luca, anzitutto sono musicisti da capo a piedi. Poi, com’è naturale, difendono e diffondono le proprie idee finalmente multicolore, a geometria variabile, non appecoronate perché altrimenti addio supporto di stampa e critica musicale. Perciò la nuova leva cantautorale è l’orgoglio della prima, quella dei Paoli e dei De André, più che della seconda (Guccini, De Gregori eccetera) perché più libera da condizionamenti e rigidità ideologiche.

Ma è anche quella che più di tutte paga un isolamento che qualcosa dovrà all’asfissia delle case discografiche ma molto, e soprattutto, all’indifferenza dei salotti buoni, degli opinionisti, dei maitre â penser che per trent’anni hanno santificato chiunque la pensasse come loro e ora sono a corto di santini. Ecco, questa è la differenza. I cantautori storici piacevano innanzitutto alla gente che piaceva. Questi nuovi a tutti gli altri, e qualcuno dica se non è meglio così.

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