Lucia, un tuffo nell’abisso della follia

Lucia, un tuffo nell’abisso della follia

Lucia di Lammermoor, dramma tragico di Gaetano Donizetti da un romanzo di Walter Scott, è una delle pietre miliari del melodramma romantico: la storia di una donna costretta ad abbandonare l'uomo amato e che in preda alla più cupa follia uccide lo sposo impostole dalla famiglia, per poi lasciarsi lentamente morire, logorata dal dolore. Il delirio, la pazzia, l'abbandono completo del proprio corpo e della propria anima come fuga da una realtà aborrita, infine la morte come estremo rifugio e desiderio d'amore: con un'atmosfera tragica, dominata da un'angoscia crescente e turbata da oscuri presagi. Proprio intorno alla follia, il regista Gilbert Deflo costruisce la sua «Lucia», in scena al Carlo Felice mercoledì sera (alle 20.30), con la direzione di Daniel Oren e con un allestimento che viene dal Teatro delle Muse di Ancona e dal Teatro Massimo di Palermo. E non a caso la vicenda viene spostata nella prima metà dell'ottocento (dal XVI secolo del libretto originale di Salvatore Cammarano), quando cominciano a fiorire studi scientifici sull'argomento, e lo sbandamento mentale non viene più visto come insidia di spiriti o fantasmi, ma invece prodotto di un preciso disagio sociale. «Il problema principale che mi sono posto è stato come riprodurre la pazzia dal punto di vista teatrale: la voce, il canto hanno un potere incredibile, e tramite questa arte meravigliosa si riescono ad esprimere i sentimenti con una pregnanza ineguagliabile. Ma sul palcoscenico non si può solo cantare, deve venire fuori un personaggio concreto, vero. Per questo tutto funziona a meraviglia quando regista e direttore d'orchestra collaborano. Mi sono ispirato a Charcot, un medico francese che visse nel XIX secolo e che studiò attentamente le malattie nervose: ecco, lui con le sue descrizioni dell'isteria ha fornito dei modelli di azioni teatrali che si possono applicare perfettamente a Lucia». Le scene e i costumi (William Orlandi) sono cupi, in linea con l'atmosfera dolente dell'intera opera: un paesaggio neogotico, buio, che avvolge i due fulcri dell'opera, la fontana della visione e la tomba.

Veniamo al cast: nel ruolo principale Jessica Pratt (e Valeria Esposito); Giorgio Caoduro (e Angelo Veccia) nella parte di Enrico; Stefano Secco (Deniz Leone, Dario Schmunck) in quella di Edgardo; Enzo Peroni (Arturo), Roberto Tagliavini (Raimondo), Ornella Vecchierelli (Alisa), Francesco Piccoli (Normanno). Più un nutrito gruppo di danzatori per la scena festosa che precede la celebre scena della follia (coreografia Daniela Biava).

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