Macché internet, mi ha rimesso in strada Alan Ford

Q uando l’altro giorno mi si è rotto un pezzo cruciale di una vettura troppo vintage per non rompersi e troppo vintage per rinunciare ad andarci a zonzo, ho pensato adesso che faccio? Mi sono così appellato al sottotitolo del viverevintage: ovvero, un modo per addomesticare il progresso. Perché di questo si tratta. Vivere vintage non significa rifiutare il progresso, bensì addestrarlo per utilizzarlo quando serve e soprattutto controllarlo. Per cui mi sono subito rivolto a internet, digitando per benino nome dell’auto, caratteristiche, età e pezzo rotto in questione. Il verdetto, spalmato sui vari ebay e siti di ricambistica italiani e stranieri è stato: 1200 euri se nuovo, 600 se usato rigenerato. In tutti i casi più spese postali se non addirittura dazi doganali.
È stato allora che ho preso le pagine gialle e ho cercato alla voce ingranaggi e lavorazione metalliche e roba simile. Il pezzo era rotto perché slittava su un particolarissimo ingranaggio con i denti rovinati. Gli esperti visitati mi hanno tutti spiegato che per realizzarlo servivano questo e quell’altro, che andava forgiata apposta una particolare chiave e poi questo e quell’altro ancora. C’è chi ha sparato cifre abnormi pur di mandarmi via e chi semplicemente mi ha mandato via «troppo lavoro», ha detto. Uscendo sconfitto, mi sono voltato come i cani abbandonati, facendo però caso che si trattava di artigiani o piccole imprese molto tecnologici.
Fatto sta, quando mi apprestavo ormai a tornare su internet, un banale passaparola dell’amico fabbro all’amico vetraio all’amico idraulico mi ha scodellato un indirizzo lungo la strada che porta al grande fiume. Ci sono andato giusto per provarle tutte. Era un piccolo capannone che più che un capannone sembrava un rifugio. Dentro due uomini: uno anzianotto, l’altro giovane. Sembravano del gruppo Tnt, quello di Alan Ford, il fumetto. Attorno, macchinari verde pistacchio gibollati di 40 anni fa. Uno aveva la faccia da marinaio, l’altro, con gli occhialoni e l’espressione imbronciata pareva Grunf, l’aviatore del Tnt. Ai lati, migliaia di ingranaggi. Ho aperto il pezzo rotto quasi fosse una reliquia e Grunf ha preso l’ingranaggio in mano, l’ha pulito dal grasso e osservato fra le dita come fosse una pietra preziosa. «Qual è il problema?» ha domandato senza voler risposta.

«Aggiungiamo qui, rifacciamo là e lo rimettiamo a nuovo» ha detto. Ha chiamato l’altro che pareva il capo del Tnt che ha annuito. Mi hanno fatto quattro copie di quell’ingranaggio. Con i soldi risparmiati magari vado in settimana bianca.

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