Macché razzista, l’Italia è generosa. Ma non remissiva

Carissimo Granzotto, so che a lei le storielle deamicisiane piacciono quanto a me, e il buonismo è malattia perniciosa e infettiva, ma il seguente fatto è vero ed è accaduto al sottoscritto proprio ieri mattina. Una via affollata del centro storico alle 11.30. Uno straniero, certamente un Rom molto male in arnese, viene fermato all’uscita di un supermercato: ha in tasca, non pagata, una scatola di biscotti. Il poliziotto gli fa la morale, gli sequestra il maltolto e lo manda con Dio. Io che osservo la scena, noto che il Rom è scalzo, rientro nel supermarket e ricompro la scatola di biscotti sequestrata. All’uscita il Rom è sparito e continuo i miei giri: visto mai che lo becco e gli do la scatola di biscotti. Lo ritrovo in cima a Salita Pollaioli, seduto per terra e circondato da un capannello di genovesi, una coppia di distinti anziani, uno studente, una donna ancora giovane: qualcuno di loro gli aveva già comprato calze e scarpe. Il distinto signore lo ha aiutato a calzarle e lui, in un italiano molto approssimativo, ci spiegava che gli avevano rubato le scarpe due giorni fa e da due giorni stava andando in giro scalzo. Gli ho dato i biscotti e... qualcos’altro che avevo nel portafoglio, ma quasi non se n’è accorto tanto era felice per le scarpe nuove. Poi sono arrivati altri Rom e guardavano il «beneficato» sorridendo sorpresi.

Questo accade nella razzista Genova, centro storico, i cui abitanti, lo sanno tutti, conservano gelosamente il loro pizzico di follia.
PS Non sono nato ieri per sapere che il tutto potrebbe molto abilmente essere stato orchestrato, ma appunto perché sono nato molti anni prima di ieri, sono certo che teatrino non era.

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