«Malapolvere» Se la morte arriva come in un soffio

«Malapolvere» Se la morte arriva come in un soffio

Su un palco completamente nudo sul cui fondale poggia un paravento che fa da schermo a qualche proiezione, Laura Curino si cala nei panni dei luoghi simbolo di Casale, degli esseri inanimati che la abitano: si trasforma in fiume, nebbia, ne-ve, albero, perfino statua, raccontando la storia di questo luogo, dello scandalo perpetrato per anni ai danni degli abitanti mentre la «malapolvere» invadeva la città, infilandosi sotto i vestiti e negli oggetti quotidiani, inquinando acqua e cibo.
Ed ecco che prende corpo una specie di cantata laica contrassegnata da un clima di tragedia che slitta in continuazione nello sgomento, nella paura che il sintomo più comune come un colpo di tosse, un dolore alla schiena sia la spia del baco omicida che l’amianto ha scelto di annidare dentro di noi. E allora la paura diventa sdegno, scatena un’invettiva che ha le movenze e i toni di una preghiera al contrario. Lo spettacolo è un canto per quegli uomini e quelle donne che si sono immolate sull’altare di una tragedia del lavoro, un sacrificio importante quando un giorno, a coprire tutto arrivò il grigio, la cipria impalpabile della mala polvere dell’Eternit trasportata dal vento, dai mezzi, dalle persone. Qui, tra le colline e il Po, si dipana nell’arco di più di cento anni, una delle storie simbolo della nostra contemporaneità; veleni in cambio di prosperità economica, fatiche e disagi al limite dell’umano in cambio di salari decorosi, fino all’assurdo scambio di malattia in cambio di «benessere». E parallelo l'altro scambio infernale: bugie o silenzio invece di verità, rischi mortali invece di ricerca, profitti invece di sicurezza. Ispirato, anche nel titolo, al libro di Silvana Mossano pubblicato nel 2010, «Malapolvere» (in scena fino a domenica al Teatro Duse di Genova) è uno spettacolo di impegno civile e di strettissima attualità, il processo Eternit, che si è svolto a Torino e terminato il 13 febbraio scorso. Lo spettacolo si impone i toni forti, ma è eccessivo nella sua carica esteriore, e così più che un effetto drammatico sembra provocare un effettaccio.

Paradossalmente, malgrado l’intensa interpretazione della Curino, in più passaggi il monologo risulta noioso, ravvivato solo dagli efficaci video di Lucio Diana, ma alla fine, dagli applausi sinceri del pubblico, sembra che l’emozione in sala sia arrivata.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica