Mancano i soldi per il premio Paganini ma non per celebrare Giovanni Allevi

Chi è poi Paganini a confronto di Giovanni Allevi? Lui, giovane sulla cresta dell’onda e magnanimo nelle sue apparizioni, quando invece lo spilorcio Nicolò concedeva una sola esecuzione? Paganini non ripete, Allevi sì. Eccome se ripete, ripete e si ripete. Alla nausea. Eppure eccolo lì, approdato nel rinato Carlo Felice, osannato, fotografato, esaltato e portato quasi in trionfo, scortato in pompa magna dalla sindaco della città; lui, compositore eletto e prescelto per creare un concerto per violino e orchestra da eseguire durante il Premio Paganini. A che follie porta, ahimè, la notorietà «a prescindere». E, per di più, il concerto sarà obbligatorio per le eliminatorie, che - è noto - da che Premio è Premio non contemplano un'esecuzione con l'orchestra (prevista solo nelle prove finali), visto il numero ancora alto dei concorrenti; il che si tradurrebbe naturalmente in costi non indifferenti per coprire la continua presenza della massa orchestrale. E poi, per ragioni di sopravvivenza uditivo-psicologica e di lancette dell'orologio, bisognerebbe pure contenere il resto delle esecuzioni, magari eliminando uno degli altri brani di solito in scaletta. Tipo quei noiosi concerti di Caikovskij, Sibelius, Beethoven, tanto per fare il nome di tre musicanti da quattro soldi, o addirittura il solito trito e ritrito concerto di Paganini, che è per tradizione - guarda che bizzarria - il pezzo obbligatorio. Ma su, a Paganini in fondo è pure dedicato il Premio, potrebbe accontentarsi, no? A meno che non decidiamo di titolarlo al Nostro (Allevi), di vendere al rigattiere il Cannone, vecchio Guarneri del Gesù mangia polvere, e mettendoci così il cuore in pace; indossando T-shirt e cappellini con il logo del teatro e con i bei ricci del giovane compositore. E facendoci canzonare dal mondo intero. Commento: meno male che a guida del nostro teatro abbiamo un sovrintendente e un segretario artistico violinisti e che il nostro glorioso Comune si propone in questo modo di rilanciare il Premio, che nel frattempo, forse non tutti lo sanno, per ragioni finanziarie è pure saltato, previsto per il prossimo settembre e invece rinviato a data da destinarsi, l'anno prossimo.

Povero Nicolò, proprio vero che quando si tratta di far cassa, nemmeno i suoi capricci ci muovono a pietà: stia pure a piangere e a rigirarsi dentro la tomba in «moto perpetuo». Secondo il business plan del Torrione, la sua musica non è un prodotto vincente sul mercato.

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