da Roma
Dal 2006 potrebbe essere un altro Antonio - Catricalà anziché Fazio - il controllore della concorrenza nel sistema bancario. Martedì prossimo si riaffaccia nellaula di Montecitorio la legge per la tutela del risparmio, e in quelloccasione il ministro dellEconomia Giulio Tremonti (direttamente o attraverso parlamentari di maggioranza) presenterà un emendamento per attribuire allautorità Antitrust la vigilanza sulla concorrenza in campo bancario. Per Bankitalia, e per lo stesso governatore, sarebbe un colpo durissimo.
Gli emendamenti - insieme alla questione Antitrust anche il mandato a termine di cinque anni per lintero Direttorio della banca centrale e le modifiche alle sanzioni per false comunicazioni sociali - saranno blindati come ha annunciato il ministro con il voto di fiducia sia alla Camera che al Senato, in passato assai meno inclini ad accettare i blitz tremontiani. Ma adesso il partito fazista si è oggettivamente indebolito, nonostante i senatori Luigi Grillo e Ivo Tarolli si dicano assolutamente tranquilli per quanto riguarda la loro posizione personale nel caso Fiorani.
Inoltre il governatore è stato abbandonato dalla Lega, che nei mesi scorsi aveva difeso il governatore e il progetto della «grande banca del Nord» attribuito al patron della Popolare italiana. Fazio «ormai non cè più», sentenzia Umberto Bossi, e tanto basta. Né il banchiere centrale potrà trovare sponde nellopposizione. Prodi parla di immagine del Paese «a rischio» e il ds Luciano Violante ricorda che «quando si perde credibilità, e si rischia di farla perdere alle istituzioni che si dirigono, bisogna andarsene». Sollecitano, con motivazioni differenti, il governatore alle dimissioni Antonio Di Pietro, Clemente Mastella, Oliviero Diliberto e Francesco Cossiga. Violante si dice favorevole a trasferire allAntitrust i poteri sulla concorrenza bancaria.
Senza difensori in Parlamento, Fazio è esposto agli emendamenti che il ministro dellEconomia sta preparando in queste ore. Privata di una fetta importantissima dei suoi poteri attuali, la Banca dItalia uscirebbe da questa vicenda grandemente ridimensionata. Lultima incognita è rappresentata da Silvio Berlusconi. A Bruxelles per il Consiglio europeo, il premier bolla come «una cosa assolutamente provinciale» la domanda dei giornalisti sulleventuale discussione del caso Fazio alla riunione del Partito popolare europeo. Mercoledì, il presidente del Consiglio aveva ricordato che il governo «istituzionalmente non ha alcun potere per mettere fine al mandato del governatore Fazio, quindi è inutile parlarne». Posizione su cui non concorda Francesco Cossiga: «Sarebbe sufficiente un decreto per allineare la normativa italiana a quella europea», sostiene lex capo dello Stato.
Fazio ha trascorso lintera giornata di ieri a Francoforte, impegnato nel Consiglio direttivo della Bce. Schivando i giornalisti appostati fra lalbergo e la sede della Banca centrale, il governatore si è rifugiato in un infastidito no comment.
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