«Mantenete i figli pure se impiegati»

Anna Maria Artoni, lei non è favorevole alle quote rosa nei cda. Come mai?
«Perché si affronta un problema reale in modo sbagliato. Per usare una metafora: è come se in un’auto in riserva non si fa benzina ma si stacca il filo elettrico per disattivare la spia».
Ma da qualcosa si deve pur cominciare in un mondo aziendale maschile.
«Allora cominciamo da una serie di politiche attive a favore delle donne: investiamo su strumenti per conciliare maternità e lavoro e quindi per aumentare l’occupazione femminile. Il vero problema è quello».
Però anche in Norvegia hanno cominciato con le quote.
«Certo, ma c’era una strategia d'investimento sulle donne e sul loro ruolo in economia che da noi non esiste. E le quote rosa servivano per innalzare il tetto della loro presenza nei cda delle aziende dal 30 al 40 per cento. Insomma, le quote rosa hanno senso se fungono da acceleratore di un sviluppo già in atto».
Quando parla di carenze di politiche attive a cosa si riferisce?
«Se una donna esce dal mercato del lavoro per due anni per fare un figlio, rischia di esserne estromessa per sempre. E questo è inaccettabile. Bisogna sostenere il ruolo delle donne anche fuori dal lavoro, fare più formazione, costruire più servizi a cominciare dagli asili.
Così non ci sarebbero bisogno di quote?
«Certamente. Con più servizi le donne riescono a lavorare serenamente e fanno anche più figli perché hanno la possibilità di mantenerli. E poi il lavoro femminile crea a sua volta lavoro. E’ un cerchio che si chiude».
Dunque abbasso le quote rosa?
«Solo quando sono fini a se stesse e non sono figlie di un’ evoluzione sociale e culturale al femminile. Poi vinca il merito».
A proposito di merito, le pensa che ci siano sul mercato professionalità al femminile da inserire nei cda?
«Molte donne già oggi sono pronte per entrare come consiglieri indipendenti. Ma quello dei cda è un falso problema.

Il vero nodo è il management delle imprese».
Cioè le donne non riescono a fare carriera?
«Tra i vertici no. Non è accettabile che la donna debba accettare l'alternativa secca: O si sposa e fa figli oppure fa carriera».

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