Marta s’arrabbia, ma non si rassegna

Marta s’arrabbia, ma non si rassegna

di Ferruccio Repetti

È soddisfatta, Marta Vincenzi. Sì, è proprio soddisfatta. E lo dichiara pubblicamente, nel pomeriggio di ieri, davanti alla platea dei consiglieri comunali. Un momento? Cosa avete capito? La sindaco in carica, ma a tempo determinato - praticamente precaria - è felice e contenta «per la sospensione della protesta dei lavoratori Fincantieri al Festival di Sanremo». Ma la soddisfazione finisce qui, all’indomani e dopodomani di quella sorta di «mobilità» che le hanno assegnato gli elettori del centrosinistra alle primarie, all’insegna di un «ammortizzatore sociale» che è l’anticamera del licenziamento, per crisi irreversibile della «ditta Vincenzi & C.». Non ci sono, né ci potrebbero essere, tanti motivi di sorridere per un primo cittadino cui gli elettori del suo stesso partito negano la possibilità di presentarsi per un altro mandato, dopo cinque anni di sgoverno della città. Anche per questo, Marta Vincenzi la prende male. E mena fendenti a destra e a sinistra, anzi: solo a sinistra. Anche su twitter, che doveva essere il suo nuovo e vincente metodo di comunicazione politica. Ieri, invece, le bastonate le ha prese soprattutto lì. Innanzi tutto, a proposito dell’improponibile paragone con Ipazia, la filosofa greca del quarto secolo uccisa e innalzata a simbolo della libertà di pensiero... Uno direbbe: «Ma che c’entra con le primarie, il Pd e la Vincenzi?». Non c’entra niente, ma l’ex Supermarta ci ha abituato a ben altre acrobazie dialettico-politiche per sorprenderci adesso. Pensiamo, tanto per dire, solo all’idea di radere al suolo la «diga» di Begato, che doveva essere la prima delle priorità del suo mandato. Difatti, i followers, che sarebbero i fissati dei 140 caratteri-non uno di più, di twitter, l’hanno accusata subito: «E chissenefrega di Ipazia! Lo capisce che bisogna avere stile sempre e lei non lo sta dimostrando? Abbia un po’ di decenza!» scrive Matteapollo 82. Va giù pesante Marcooliva 64: «Cara signora Vincenzi, invece di rompere i cogli... (omissis) con Ipazia, doveva fare suo dovere x alluvione, stare zitta e lavorare». Eppure lei, dopo Ipazia si paragona a Obama: «Il presidente degli Stati Uniti dopo 4 anni non fa le primarie. Pensi un po’ se a Obama adesso gli avessero fatto fare le primarie contro la Clinton? Come ne sarebbe uscito? Io ci ho sempre pensato a Obama in questi anni». Oddio, meglio se avesse pensato a Genova! Marta insiste stizzita: «Non ho mai detto di essere una martire, come in prima pagina de la Repubblica. Va be’, qualcosa si sarà capito». E invece, sono pochi quelli che hanno capito. Difatti: «Insisto per il suo bene. Per favore controlli l’ortografia. O si faccia scrivere i tweet» suggerisce Fatamadrinawp.
Meglio consolarsi con le interviste. A «24 Mattino» su Radio24, le frecce avvelenate vanno al compagno segretario: «Bersani? Non l’ho sentito, evidentemente aveva altro da fare - esordisce la sindaco -. Ma non ce l’ho con nessuno. Il problema è che siamo arrivati alle primarie con un partito che non mi ha mai sostenuto durante il mandato e che ha pensato di far vincere un’altra persona del Pd. In queste spaccature si è inserito giustamente chi in modo ingenuo e forte, non facendo parte del partito, può dire: “Andate tutti al diavolo, ci avete stufato“». Non basta, c’è altro veleno in serbo: «Dov’è il Pd? Il partito deve capire cosa vuol fare da grande. Io ho fatto un piano urbanistico e gli altri candidati alle primarie intervengono contro il piano adottato coi voti del Pd. Ho fatto un piano di infrastrutture per Genova e chi ha vinto ha detto che non le vuole fare. Ma dove sta il Pd?». Infine la benedizione apostolica a don Andrea Gallo, colpevole di lesa maestà per aver appoggiato Marco Doria: «Il primo aggettivo che mi viene in mente per don Gallo è magnifico. Il secondo però è narciso. Ha fatto una scelta un po’ maschilista. Io sono una donna e riconosco in don Gallo una propensione al maschilismo perché io ne parlo da vivo, quindi dico anche i suoi difetti, non ne faccio il santino».

Chissà se, «parlandone da vivo», il prete di strada avrà urgentemente sprofondato le mani in tasca per fare gli scongiuri. Conoscendolo un po’, ci potremmo scommettere. Perché anche lui, in fondo, conosce bene la Vincenzi.

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