da Roma
Le banche possono fare paura anche ai teatranti. Ne sa qualcosa Maurizio Costanzo che, in qualità di promotore dellassociazione Voglia di teatro (che riunisce 23 teatri privati italiani), proprio non manda giù limminente entrata in vigore di «Basilea 2». E per scongiurare una simile evenienza ha organizzato ieri una sorta di happening di protesta al Brancaccio. Dietro il nome di «Basilea 2» si cela la ferrea decisione di ridurre drasticamente la discrezionalità nel credito alle imprese che si occupano di spettacolo. In buona sostanza gli impresari, per accedere al credito, devono dare in garanzia adeguati beni materiali. «Questa è la morte del settore» commenta infastidito Costanzo, direttore di due sale romane (il Parioli, oltre lo stesso Brancaccio). Allincontro con i rappresentanti dei 23 teatri riuniti nellassociazione hanno partecipato anche lonorevole Andrea Colasio (Margherita), relatore di una proposta di legge sullo spettacolo dal vivo, e il presidente dellAgis, Alberto Francesconi.
Il fastidio provato da Costanzo e dai suoi «colleghi» viene aumentato anche dal fatto che i fondi del Fus (fondo unico per lo spettacolo) verrebbero ripartiti secondo criteri quantomeno discutibili. Costanzo prende come esempio eclatante il fatto che i 16 stabili ottengono oltre 19 milioni allanno mentre le 113 compagnie private che usufruiscono di aiuti statali incassano tutte insieme soltanto 14 milioni di euro. «Non vogliamo fare la guerra al teatro pubblico - aggiunge Costanzo -, ma solo ci chiediamo perché quello privato, sia ridotto in una condizione tanto critica e riceva così pochi finanziamenti», a fronte di un numero molto alto di spettacoli e spettatori (solo le 23 sale riunite in Voglia di teatro hanno nel complesso 23.204 posti e hanno avuto 1.410.280 spettatori nella stagione 2006/7 con un incasso che supera i 27 milioni di euro).
Colasio, da parte sua, spera in un emendamento da far votare in Finanziaria per «congelare» lentrata in vigore di Basilea 2.
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