Caro Massimiliano, prima di tutto tre premesse:
1) Questa non vuole essere una difesa corporativa della nostra categoria, ma una riflessione generale sullo stato della giustizia nel nostro Paese e sul funzionamento della magistratura.
Sarebbe sin troppo facile ironizzare sulla vicenda, anzi sulla querelle fra magistrati e polizia, del caso Delfino con i messaggi che ormai quotidianamente compaiono sui quotidiani locali e non.
Una domanda, per esempio, sempre sul segreto istruttorio: chi l'avrà fornito il video e i relativi fotogrammi a Panorama on-line che attestano come la polizia abbia «compromesso» con il sopralluogo il luogo del crimine dell'omicidio di Luciana Biggi?
2) Con la mia lettera voglio infine far capire ai lettori quanto sia duro muoversi senza inciampare in qualche guaio, in quel guazzabuglio che sono diventate le questure, ma anche i commissariati e i comandi dei carabinieri e
i palazzi di giustizia, cercando di fare informazione con l'imperativo, comunque, di tutelare lettori e cittadini.
3) Infine, ricorro al tuo giornale perché non voglio coinvolgere né la testata per cui lavoro né i miei colleghi «tristi compagni di sventura» in questa paradossale vicenda.
Ed ora i fatti. Il sottoscritto e un manipolo di caporedattori e capiservizio, un esercito di giornalisti, nonché due direttori (tredici persone in tutto che lavorano per due testate cittadine) sono (...)
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