Mezzogiorno, la sfida globale

Giuseppe Galati *

Il dibattito in corso sul futuro della nostra economia rinnova il tema del Mezzogiorno come una grande sfida per la crescita del Paese e per la sua capacità di competere con successo sul mercato globale.
Il tema del Mezzogiorno, si dirà, è stato al centro dell’iniziativa di tutti i governi. È vero, ma oggi appare indispensabile un cambio di passo per un processo di crescita duraturo. Quali i fattori su cui costruire uno stabile processo di sviluppo del Sud? In primis le risorse umane e quelle finanziarie.
Occorre una forte politica di sfruttamento delle conoscenze e del capitale umano. Il Mezzogiorno ha il più alto numero di laureati. È un grande patrimonio da valorizzare, facendo in modo che questa immensa risorsa possa dialogare di più e meglio con il mondo delle imprese e del lavoro.
Va parallelamente ribadita l’importanza di un utilizzo più efficiente ed efficace degli incentivi finanziari di natura regionale, nazionale e comunitaria, concentrando l’attenzione non solo sulla quantità della spesa impegnata, ma anche e soprattutto sulla qualità e sulla rispondenza della stessa agli obiettivi posti dai documenti di programmazione.
Quanto alle imprese, poi, è necessaria una maggiore dinamicità delle realtà imprenditoriali locali. Distribuite in modo non omogeneo nelle singole realtà territoriali, patiscono gap di varia natura (dimensionale, organizzativa, ambientale) che ne limitano competitività, sviluppo e apertura internazionale. Qui è necessario un nuovo approccio nei confronti dell’innovazione tecnologica di processo e di prodotto, che le imprese del Mezzogiorno devono far propria, per favorire la crescita e la competitività del territorio nel suo complesso.
L’azione di governo è determinata a perseguire tali linee guida ed il Dpef 2005-2008 presentato il 29 luglio scorso evidenzia la necessità di un aumento della competitività del Mezzogiorno e di una riduzione del divario di sviluppo e di occupazione con l’Europa.
Va qui anche ricordato che alcune settimane fa il Cipe ha approvato una consistente serie di stanziamenti destinati a imprese del Mezzogiorno, compresi 1.145 milioni di euro per il finanziamento di 12 opere, tutte concentrate nel Sud ed in avanzato stato di progettazione.
Il Programma operativo nazionale Sil, che ho avuto modo di seguire in prima persona, ha offerto risultati estremamente positivi con il 26% della dotazione finanziaria complessiva (circa 1,1 miliardi di euro) dedicata ad interventi ad alto tasso di innovazione.
È proprio sul fronte dell’innovazione che si combatte una battaglia che il Mezzogiorno e l’Italia in generale non possono permettersi di perdere.
Il ministero delle Attività produttive sta facendo la propria parte, mettendo a disposizione delle imprese e dei centri di ricerca strumenti importanti come i bandi «Pia-Innovazione» che hanno visto nel 2003 il supporto a 234 iniziative agevolate, con un contributo di 454 milioni di euro ed ulteriori 1275 domande di agevolazione presentate, tuttora in fase di valutazione, per un ammontare complessivo di investimenti di 6,3 miliardi di euro.
L’allargamento dell’Unione Europea ad est, la crescita di Paesi come India e Cina, la futura zona di libero scambio mediterranea costituiscono sfide, ma allo stesso tempo opportunità che il Mezzogiorno deve cogliere per non essere più periferia d’Europa.
La posta in gioco nella partita dello sviluppo è alta ed alla politica si chiede di dare risposte certe, perché i tempi della competizione oggi sono accelerati e rimpiccioliscono i margini di errore.

Un confronto di sistema che dovrà coinvolgere governo e opposizione.
*Sottosegretario ministero Attività produttive

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