«Mi sono convertito al treno: l’Eurostar straccia l’aereo»

«Mi sono convertito al treno: l’Eurostar straccia l’aereo»

«Confermo: mi sono convertito».
Ma che dice, senatore Giorgio Bornacin? Dal Pdl passa all’Islam? Effetto-moschea a Genova?
«Ma che convertito all’Islam, con tutto il rispetto! Voglio dire che mi sono convertito, e definitivamente, al treno».
Proprio lei che viaggiava sempre in aereo.
«Proprio io. È da novembre, praticamente, che ho deciso. Dopo che ho decollato dalla capitale alle 18 e 45 e sono atterrato al Colombo a mezzanotte».
Dà ragione all’inchiesta di Francesca Nacini sul Giornale: il treno è più competitivo.
«Precisiamo. La vostra inchiesta era documentata, mi ha rafforzato nella convinzione. Ma dobbiamo riconoscere che, al giorno d’oggi, sulle brevi distanze conviene ancora l’auto, sulle medie il treno, e sulle lunghe, ovviamente, l’aereo».
Sulla tratta Genova-Roma, ad esempio?
«Non c’è partita. Treno e solo treno. Dalla stazione Brignole a Termini, ci arrivi in quattro ore soltanto. Nel frattempo, uno come me può leggere, telefonare, insomma: lavorare, senza perdere tempo prezioso. In perfetto relax».
Sì, ma al ritorno, in senso inverso?
«Mi accomodo in un meraviglioso vagone letto. Ad esempio: partenza a mezzanotte, arrivo poco dopo le 6. Sempre fresco e riposato».
L’amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti, dovrebbe proporla per uno spot.
«Un momento, non vorrei essere frainteso. Io parlo dell’Eurostar. Lo prendo da diverso tempo, qualche volta arriva in ritardo, al massimo, di cinque-sei minuti, altre volte è addirittura in anticipo».
Però, la comodità...
«La pulizia è perfetta, passa il carrello dei giornali, c’è il vagone ristorante a disposizione, il personale è gentile e disponibile».
Un quadro idilliaco.
«Ma è la verità. Vuol mettere l’aereo? Facciamo due conti: per salire sui velivoli che partono da Sestri poco dopo le 7 del mattino bisogna essere in aeroporto alle 6 o poco dopo, e sottoporsi a tutti quei controlli, più che giustificati, per carità, che però sono frustranti: togliersi la giacca e al cinghia dei pantaloni, guai a dimenticare il dopobarba nel bagaglio a mano, sfilare l’orologio, mettere nell’apposita vaschetta il portafoglio con le monete e le carte di credito...».
Più di un’ora, e non si è ancora a bordo.
«Infatti. Finalmente c’è il decollo, arrivi a Fiumicino alle 8 e mezza, ci vuole un’altra ora per raggiungere il centro. In pratica, ci sei alla stessa ora di chi usa il treno. Basta, io non cambio più».
Mi sa che i pendolari liguri non saranno d’accordo.
«Questo è tutto un altro discorso».
Sempre treno è.
«Sì, ma è una tratta regionale. Ed è qui che diventa fondamentale l’intervento della Regione, la Regione Liguria in questo caso, che è tenuta a stipulare contratti di servizio con le Ferrovie e stanziare i necessari finanziamenti per venire incontro alle esigenze dei pendolari».
... che oggi pagano tanto e viaggiano in condizioni a dir poco precarie.
«È qui, su questi treni locali, regionali, che la pulizia fa desiderare, la puntualità è un optional, i controllori non si vedono mai. A proposito: se si recuperasse solo un 2 per cento dai “portoghesi“, si potrebbe comodamente finanziare il miglioramento del servizio».
Si sta male anche in stazione.
«Me ne sto occupando per le due situazioni incresciose di Albenga e Alassio. Lì il degrado è totale. Incontrerò prossimamente i dirigenti di Trenitalia, con un bel po’ di documentazione, per vedere di intervenire al più presto».
Cosa non farebbe, lei, per i «suoi» treni... E non mi dica, allora, che non aspetta con ansia il Terzo valico?
«Si figuri! In quaranta minuti da Genova a Milano.

Ma come si fa a contestare? L’alta velocità ferroviaria in poche settimane ha già superato in Italia il milione di passeggeri. E siamo solo all’inizio. Genova e la Liguria avrebbero solo da guadagnare. Sì, è meglio che facciamo presto. In Liguria e nel resto dell’Italia, naturalmente».

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