«La mia squadra fa sorridere A crepapelle»

«La mia squadra fa sorridere A crepapelle»

di Diego Abatantuono
La Nazionale calcio tv in origine nemmeno si chiamava così ma «Team Abatantuono» perché ero l’unico famoso della squadra. Poi si è arricchita, si fa per dire, di nomi e si è trasformata in «Nazionale Comparse». Con gli anni sono così arrivati il portiere Marco Bellavia detto «Bicchierino» perché ormai da anni si è bevuto il melone, Teo Mammuccari, il «Maradona della Magliana», «Maurinho» Di Francesco, Jimmy Ghione il «Latrin Lover», Umberto Smaila, detto «Due pesi e due misure», Fargetta il marito della parrucchiera, Gene Gnocchi il «Savicevic di corso Sempione», i Turbolenti, gli unici che possono essere schierati in ogni zona del campo perché tanto il risultato è lo stesso, e Capitan Ventosa noto alle cronache per aver intentato causa a Striscia la Notizia perché diceva che i capelli gli erano andati via per colpa della ventosa, quando invece era già pelato da prima. Pensare che all’inizio lo chiamavamo Dj Lucas, anche se non capiva un cazzo di dischi, solo, come canta Vasco Rossi, per dare un senso a chi un senso non ce l’ha...
Lo schema di gioco della squadra in compenso è lo stesso da anni: il rombo con le patate, due ali larghe, due cosce di pollo e due puntarelle. Con le acciughe.
Il migliore di tutti noi, e si sa sono sempre i migliori quelli che se ne vanno, è sempre stato il popolare attore trasformista siculo-lombardo, ex Circo Medrano, Ugo Conti, che è nato e cresciuto (poco...) con me. In Ugo, che ha il nome di grande 7 ma è un 2 di picche, ho sempre visto Kakà, nel modo di toccare la palla, come movimenti e come fantasia. Infatti tutte le volte che gioca gli dicono tutti: «Fai Kakà, Ugo, fai veramente Kakà... ».
In tutti questi anni ne abbiamo viste delle belle ma soprattutto ne abbiamo viste delle brutte.

La fortuna della squadra è che la simulazione non viene punita con l’espulsione sennò in campo non resterebbe nessuno dato che da anni simulano di essere dei calciatori. Io è un po’ che non ci vado. E da quando non ci sono più io manca il gioco.
Non so se mi spieco...

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