La professione più clonata di tutta la Lombardia? Linfermiere. Cè chi si spaccia per tale ma non ha in mano né labilitazione né le competenze per farlo. I casi di abusivi non sono pochi. I Nas di Milano ne hanno identificati 1.023 fra il 2010 e il 2011 e, durante i controlli, in parecchi hanno mostrato certificati ottenuti allestero ma non riconosciuti in Italia.
I falsi infermieri più difficili da scovare sono quelli che praticano la «professione» in nero: che mettono annunci sulle bacheche delle case di riposo o che si affidano alle parrocchie per entrare in contatto con le famiglie. Assistono gli anziani di notte, nelle case. E si fanno pagare, neanche a dirlo, senza alcun tipo di ricevuta.
Il sindacato degli infermieri Ipasvi, che sprona tutti gli organi a inasprire i controlli, mette in guardia chi si affida a un infermiere «senza bollino»: «Le famiglie non risparmiano - spiega il presidente Giovanni Muttillo - e mettono a rischio la salute dei loro anziani. Chi non è abilitato alla professione non conosce le reazioni avverse di alcuni medicinali e non è in grado di gestire lemergenza».
Tuttavia, nemmeno affidarsi a cooperative, agenzie per il lavoro e forme di intermediazione della manodopera dà la garanzia che linfermiere sia veramente tale. «Anzi - fa notare Muttillo - in parecchi casi gli abusivi arrivano proprio da qui. Vengono inseriti nelle Rsa per gli anziani senza i controlli necessari sulla loro preparazione. Sono poi i colleghi o i parenti di qualche ricoverato a segnalarci i singoli casi. Dal canto nostro, stiamo spronando anche le direzioni di queste strutture a rendere più serrati i controlli».
Altro elemento da tenere sotto controllo: nelle case di riposo spesso e volentieri le mansioni di competenza degli infermieri vengono affidate agli operatori socio sanitari. Di solito per problemi di carenza di personale.
Nella maggior parte dei casi fila tutto liscio, ma quando cè unemergenza, allora la differenza si vede e il fatto di non aver di fianco una persona preparata a sufficienza può anche essere pericoloso per la salute. LIpasvi sta portando avanti una battaglia a favore della qualità. E punta a risolvere unanomalia tutta italiana. Cioè lutilizzo della parola «infermiere» anche per ruolo affini. «Ad esempio - spiega Muttillo - spieghiamo una volta per tutte che le cosiddette infermiere della Croce Rossa non sono davvero infermiere abilitate a svolgere la professione, se non nelle emergenze, e sarebbe meglio parlare di volontari della Cri. Fare chiarezza sulle definizioni è u0n primo passo per tutelare la professione». Muttillo, che ora è candidato per il comitato centrale della categoria, preme per creare una rete con le associazioni infermieristiche, e per collaborare sempre più con ospedali, cooperative, ordini dei medici e, in extremis, forze dellordine, perchè siano segnalati tutti i casi sospetti. Solo così si potrà tutelare una professione che, già di per sé, non è semplice.
Sorge un dubbio: ma gli infermieri veri dove sono? In tanti fuggono allestero, possibilmente in Svizzera dove gli stipendi sono un po più succulenti. Quelli italiani o sono in cerca di lavoro o, se già assunti in qualche struttura, sono confinati in doppi turni da sfinimento a causa delle assunzioni bloccate e della carenza di personale.
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