Da Mills al Rubygate, tutti i buchi neri dell’accusa

MilanoE meno male che nel processo per l’affare Mediatrade è stato prosciolto nel corso dell’udienza preliminare, l’autunno scorso. Perché se lo avessero rinviato a giudizio anche per quello, Silvio Berlusconi si sarebbe trovato ad affrontare nel corso del 2012 ben cinque processi. Roba da far venire il mal di testa solo per combaciare il calendario delle udienze. Ma anche nella situazione attuale, i quattro processi in contemporanea all’ex premier costituiscono forse un record assoluto, che costringerà gli stessi vertici del tribunale milanese a fare i salti mortali per incastrare aule, sezioni, cancellerie, tempi di prescrizione. Per non parlare dei difensori del Cavaliere, Niccolò Ghedini e Piero Longo, costretti a sdoppiarsi per cercare di mettere al riparo il loro assistito da accuse che considerano tutte, dalla prima all’ultima, basate sul nulla o poco più.
IL CASO MILLS
È il processo di cui, in un modo o nell’altro, Berlusconi si libererà per primo: sabato prossimo il pm Fabio De Pasquale pronuncerà la requisitoria, tre giorni dopo il reato sarà prescritto e ai giudici non resterà che prenderne atto. La difesa di Berlusconi non ha alcuna intenzione di rinunciare alla prescrizione, specie davanti ad una corte che accusano di «pregiudizio colpevolista». Ma chiederanno anche l’assoluzione nel merito: i soldi arrivati all’avvocato David Mills verrebbero non da Fininvest ma da un altro cliente del legale inglese, l’armatore Diego Attanasio. Contro Berlusconi, sostengono Ghedini e Longo, c’è solo la confessione di Mills: che però ha già ritrattato, giurando di essersi inventato tutto per paura del fisco inglese.
I DIRITTI TV
Processo che si trascina a fatica. In aula, Ghedini e Longo hanno portato testimoni e consulenti per dimostrare che nel mercato internazionale dei diritti televisivi - su cui Berlusconi è accusato dalla Procura di avere fatto la «cresta» - è prassi costante rivolgersi a mediatori specializzati cui vengono riconosciute provvigioni anche rilevanti. E che Frank Agrama, l’ex regista hollywoodiano considerato dalla Procura un prestanome di Berlusconi, è in realtà uno dei più affermati professionisti di questo settore. Dalla sua parte, la Procura ha anche la sentenza di proscioglimento del Cavaliere pronunciata il 18 ottobre scorso nel processo-gemello per la vicenda Mediatrade. In entrambi i casi, sostengono i legali, non c’è alcuna prova del coinvolgimento nella gestione operativa di Mediaset e Fininvest da parte di Berlusconi, che era già impegnato in politica a tempo pieno.
L’AFFARE RUBY
La neve caduta a Roma ha impedito che ieri la Corte Costituzionale sciogliesse il primo, decisivo nodo del processo per il Rubygate: quando, la notte del 27 giugno 2010, Berlusconi telefonò alla questura di Milano per far liberare Karima el Mahroug, agiva in veste di privato cittadino - come sostiene la Procura - o in veste di presidente del Consiglio, come ha stabilito la Camera? Se la Consulta desse ragione a Montecitorio, il processo per concussione dovrebbe ripartire da zero, davanti al tribunale dei ministri. Mentre il reato di utilizzo della prostituzione minorile, per Ghedini e Longo, è di competenza del tribunale di Monza, visto che le feste sotto accusa si tenevano nella residenza di Berlusconi ad Arcore. Ma i legali dell’ex premier sostengono pure che, qualunque sia il tribunale competente, il processo non sta in piedi, perché nessuna delle presunte vittime conferma che il reato sia avvenuto: i funzionari della Questura negano di avere ricevuto pressioni indebite, e Ruby giura di non essere andata a letto con Berlusconi.


IL NASTRO DI FASSINO
Sulla carta per Ghedini e Longo è il processo più facile, perché la stessa Procura al termine delle indagini aveva escluso che ci fossero elementi sufficienti per mandare Berlusconi a processo. L’intercettazione della telefonata di Fassino, Berlusconi dice di non averla mai ascoltata. E nega di avere avuto alcun ruolo nella sua pubblicazione sul Giornale.

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