Il mistero di Patek: il terrorista fu arrestato proprio ad Abbottabad

Ora il giallo nel giallo ha il nome di Umar Patek. Perché si scopre che la mente della strage di Bali è stato arrestato a gennaio proprio ad Abbottabad, a pochi metri dal «compound» dove si trovava Bin Laden, e che i servizi segreti pachistani hanno tenuto la notizia nascosta per un mese. Ora, appena prima dell’uccisione di Osama, il 28 aprile, al portavoce della Casa Bianca Jay Carney erano state poste delle domande sulla sorte di Patek. «Non ho nulla da dire» aveva risposto Carney, «che era ammutolito» secondo i giornalisti. E a posteriori si capisce perché. Patek, indonesiano di 40 anni, era stato arrestato il 25 gennaio dall’Isi, «dopo una soffiata della Cia», ma la notizia è stata diffusa solo il 30 marzo. Il ministro della Difesa indonesiano ha rivelato che l’uomo «era in Pakistan con la moglie per incontrare Osama». Secondo altri funzionari voleva chiedere «sostegno e protezione» al capo di Al Qaida, forse per rimettere in piedi la rete terroristica nel sud est asiatico. Patek infatti è uno tra i pochi superstiti della Jemaah Islamiyah, il ramo indonesiano-filippino di Al Qaida. Il proprietario della casa di Abbottabad che ha ospitato Patek e la moglie per ben nove giorni, ha detto alla Abc che «Patek non ha incontrato nessuno in quei giorni, e aveva una faccia da morto quando è stato preso e portato fuori da un commando pachistano».

Secondo alcuni funzionari interpellati dalla Abc il caso Patek «è solo una coincidenza». Ma perché Osama, che non poteva non sapere dell’arresto di Patek, ha deciso di rimanere ad Abbottabad? E perché la cattura di Patek è stata tenuta segreta? E che fine ha fatto? Domande senza risposta, per ora.

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