I rifiuti di Brescia non finiscono in discarica, neppure un chilogrammo. Non cè un impianto né in città né fuori: la «monnezza» del capoluogo passa nel termovalorizzatore - il più grande dEuropa - che da solo, attenzione, soddisfa circa un terzo di energia dellintera città.
Un termovalorizzatore che non è esagerato definire da «oscar»: infatti, quello sorto in prossimità della città è il termovalorizzatore che un organismo indipendente di tecnici e scienziati di tutto il mondo ha promosso come «limpianto numero uno del pianeta». Sì, il «migliore» termovalorizzatore, prima anche di quelli di New York e di Londra ma pure di Amsterdam e di Vienna. E, avvertenza, dietro quellaggettivo, «il migliore», non cè un riconoscimento di natura puramente estetica: Brescia incassa lOscar per il livello di recupero di energia dai rifiuti, lutilizzo dei residui di combustione, quello delle emissioni inquinanti e laccettazione dellimpianto da parte dei bresciani. «Attraverso il suo termovalorizzatore, nato nel 1998, Brescia nel 2005 ha trattato qualcosa come 757mila tonnellate di rifiuti producendo 510 milioni di chilowattora di energia elettrica - per almeno 170mila famiglie - e 491 milioni di chilowattora di energia termica, che rifornisce più del 40 per cento dei 130mila cittadini bresciani serviti dal teleriscaldamento» snocciola Lorenzo Zaniboni, responsabile dellimpianto.
Che, dettaglio, non inquina: «Ci sono severe norme della Comunità europea, fatte proprio con lottica di far collocare questi impianti sul territorio senza dare problemi di qualità dellaria o dei suoli».
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