A tre anni dallinizio della crisi economica, il settore italiano delle calzature, mondo affascinante che da oggi si dà appuntamento al Micam Shoevent (4-7 marzo, Fieramilano Rho-Pero) inizia a vedere il fondo del tunnel. Diverse ricerche rilevano che oltre la metà dei produttori nazionali si considera uscita dalla fase più critica della recessione e intravede i primi segnali dinversione di tendenza. Circa un terzo, invece, lamenta ancora i morsi della crisi. Le situazioni risentono del tipo di produzioni, dei mercati di riferimento, delle dimensioni e dei distretti. Collegati a questi fattori incidono nella salute delle singole aziende del settore altri che sfuggono alla responsabilità delle imprese, soprattutto la stretta del credito da parte delle banche. In generale, vanno meglio le aziende medie e grandi, più strutturate, che producono beni di fascia medio-alta e alta, e che generano una quota importante (se non maggioritaria) del loro fatturato allestero. Oppure le piccole e medie imprese che nel tempo si sono ritagliate una quota nel mercato del luxury, con una clientela ben bilanciata fra consumatori con elevate capacità di spesa italiani e internazionali, dove fra questi ultimi sono da segnalare anche i turisti stranieri che visitano le boutique nelle città italiane o in rinomate località. E se il mercato europeo mostra ancora criticità, quello italiano è in contrazione. Nel frattempo, però, i marchi italiani più affermati vedono aumentare gli ordini dai paesi extraeuropei. Per tutti i produttori internazionalizzati di calzature di qualità nei segmenti casual and dress si stanno aprendo straordinarie opportunità di crescita nei Paesi emergenti. Fra i cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India, Cina), è dalla Cina che provengono i segnali più forti di aumento della domanda di questi beni, fra i quali quelli made in Italy emanano un appeal forse superiore a quello di tutti gli altri (eccezion fatta per le calzature del segmento «athletic», dove lamericana Nike detta legge). La ragione sta nella crescita del potere dacquisto della classe media urbana, in grado di assorbire a volumi considerevoli prodotti fashion, anche se non necessariamente luxury. Di qui lopportunità per i brand con maggiore liquidità e lungimiranza di aprire negozi monomarca a Pechino o Hong Kong, per poi puntare sulla distribuzione multimarca. Nel giro di qualche anno anche lIndia avrà una middle class altrettanto attraente. Comunque lo si veda, il mercato delle calzature fashion è sempre più internazionale. Come sovranazionali tendono a essere i gusti, le mode, le abitudini di acquisto e di uso dei prodotti, anche in virtù della diffusione dei siti di e-commerce, dei social media e della globalizzazione della cultura e dellentertainment.
Tornardo al Micam, questanno cè sicuramente da segnalare il fitto calendario deventi del «fuorisalone» al Micampoint in via Borgonovo, partito già venerdì scorso. Oggi alle 11, è in programma Quali scarpe per i miei piedi: over 50 comode e alla moda!, conversazione con un tecnico ortopedico per scoprire come scegliere sempre le calzature più adatte (si replica alle 16 per gli under 40). Domani, sempre alle ore 11: Lavoro, giovani, artigianato. Quale futuro per il Made In Italy, tavola rotonda con Maria Canella, docente di Storia e Comunicazione della Moda dellUniversità di Milano e Armando Pollini, direttore artistico del Museo della Calzatura di Vigevano.
Alle 16, invece, cè Scarpe: come nasce lidea, laboratorio con Richard Siccardi insegnante della scuola Ars Sutoria di Milano che spiega i trucchi del disegno su forma. Si continua martedì 6 marzo alle ore 11, con Vanni Cuoghi autore delleccentrica interpretazione della scarpina rossa simbolo del Micam che si confronta con Aldo Premoli trend forecaster per Anci sul tema Bello e ben fatto. La calzatura tra arte e moda.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.