Monti prende tempo: la Rai dei tecnici in onda fra un mese

L’ultimo nome spuntato a sorpresa è quello di Milena Gabanelli. Il sito Dagospia, che spesso in queste cose ci prende, ieri ha sparato un report in cui l’autrice-conduttrice di Report compariva come futura direttora generale della Rai, al posto di Lorenza Lei.
Da qui al prossimo 6 giugno, quando verrà scelto il nuovo Cda, sarà un mese di stillicidio. Ogni giorno un nuovo candidato, un nuovo presidente della Tv di Stato, un nuovo supertecnico. Raccomandato, caldeggiato, sponsorizzato dal governo dei tecnici. E, di conseguenza, ogni giorno un nuovo scenario, con gli addetti ai lavori a prospettare palinsesti diversi a seconda che lievitino le quotazioni del ticket Freccero-Santoro, prenda consistenza la candidatura di Giovanni Minoli, o si consolidi l’ipotesi della presidenza De Bortoli come anticipato ieri dal Giornale. A volte ci vuole poco per candidare qualcuno. Nel caso della Gabanelli è bastato ricordare che un paio di settimane fa, al termine dell’intervista a Monti sull’abolizione dell’uso dei contanti, la giornalista e il premier «si sono rinchiusi in una stanza di Palazzo Chigi a confabulare per mezz’ora». Vedremo se arriverà anche il currriculum.
Chissà se negli altri Paesi europei c’è tutta questa fibrillazione per la designazione dei dirigenti della tv pubblica. Un fatto è certo, in nessun altro Paese la politica è tanto invasiva come in Italia. Ecco perché c’è da temere che Monti si sia messo in un gioco più grande di lui quando, l’altro giorno, ha ribadito la necessità d’intervenire sulla Rai per garantirne maggiore «indipendenza dalla politica».
Ieri, intanto, con l’approvazione da parte dei soci del bilancio 2011 (4,1 milioni di utile) si è chiusa un’epoca. L’attuale Cda ha esaurito il proprio mandato e rimane in carica solo per l’attività ordinaria - tra cui l’approvazione dei palinsesti autunnali - in attesa del nuovo che, salvo ulteriori possibilissimi rinvii, verrà nominato il 6 giugno. Toccherà alla Vigilanza indicare sette dei nove consiglieri, mentre l’ottavo sarà scelto dal ministero del Tesoro e solo dopo verrà nominato il presidente. Nel frattempo, con la mediazione di Sergio Zavoli, Monti tenterà di ridurre a cinque il numero dei consiglieri (due di area Pdl, e uno ciascuno targato Pd, Idv, Udc). Antonio Verro (Pdl) si aspetta di essere confermato anche nel prossimo consiglio, visto che per entrare in quello appena scaduto, si era dimesso da parlamentare. Tanto più, sostiene, che «è sbagliato escludere a priori i politici. Anzi, meglio averli, perché così almeno si combattono le ingerenze che vogliono esserci sulla Rai».
Nei prossimi giorni, dunque, continueranno a fioccare candidature e curricula. Per la presidenza si citano i nomi di Francesco Caio, attuale ad di Avio, e di Giulio Anselmi, numero uno dell’Ansa e della Fieg. Ieri, dopo quelli di Minoli, Giancarlo Leone (responsabile della struttura Intrattenimento) e Claudio Cappon (già due volte direttore generale) sul sito di Servizio pubblico sono comparsi finalmente i profili professionali di Michele Santoro e Carlo Freccero. Asciutto e manageriale, quello dell’attuale direttore di Rai4.

Un tantino ridondante quello del conduttore («La Piccola Treccani mi definisce l’inventore di un nuovo genere televisivo...»).
Vedremo come andrà a finire. Per Monti il rebus della Rai rischia di rivelarsi più complicato di quello dello spread. Qui l’asse con la Merkel non conta.

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