Morto Gil Scott-Heron, papà del rap

Icona della musica nera, precursore del rap, poeta e attivista nero, artista versatile e di grande influenza sulla black music. Gil Scott-Heron è morto a 62 anni a New York. Nato a Chicago il primo aprile 1949 ma cresciuto nel Bronx, tra gli anni ’60 e ’70 ha contribuito con i suoi versi pungenti e le sue note a sostenere la causa dei neri d’America. È stato chiamato «Bob Dylan nero» e alla notizia della sua morte Chuck D dei Public Enemy ha scritto sul suo blog: «facciamo musica in questo modo perché ce l’hai insegnato tu». Tra i suoi pezzi famosi e al tempo stesso provocatori c’è The Revolution Will Not Be Televised. Tra i suoi album più famosi Pieces of a Man e Winter In America. Il suo più grande successo, che scalò le classifiche r’n’b, è The Bottle. Nonostante l’impegno e la vena creativa mai sopita, negli ultimi anni l’artista è finito spesso in carcere per problemi di droga ma non ha mai smesso di suonare dal vivo. L’anno scorso Gil Scott-Heron ha pubblicato I’m New Here, un nuovo disco dopo sedici anni di assenza dal mercato, acclamato dalla critica inglese, che lo definì uno dei migliori album del decennio. Me and the Devil, singolo tratto dal cd, in Inghilterra, per la Bbc, divenne «il disco più caldo del mondo». Quest’anno è uscita la versione remix, We’re New Here, rielaborata da Jamie xx.

Nel brano Message to the Messengers, tratto da Spirits del 1993, Heron scrisse: «Giovani rappers, un altro consiglio prima che mi tolga dalla vostra strada: apprezzo il rispetto che mi tributate e quello che avete da dire».

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