Mps fa i conti con il «rischio isolamento»

da Milano

Mps perde in Borsa l’1,2% in un giorno in cui il comparto bancario, generalmente, è andato bene, guidato da Capitalia e Mediobanca sulle voci di nuovi riassetti. Quei riassetti che invece a Siena appaiono sempre più lontani. Tanto che ieri il Crédit Suisse ha rivisto al ribasso le sue stime sulla banca senese (da «neutral» a «underperform») soprattutto perché le ipotesi di aggregazioni nel comparto, unico fattore attrattivo per il titolo secondo la banca d’affari, costituiscono al momento uno scenario più ipotetico che reale. Nei fatti il prezzo è sceso a quota 5,1 euro. Nulla di allarmante, soprattutto alla luce dei forti rialzi degli scorsi giorni. Ma una piccola spia rossa si accende lo stesso e deve far riflettere.
Intanto perché il «downgrading» è arrivato da una banca che il gruppo lo conosce bene, essendo stato l’advisor della Fondazione, presieduta da Giuseppe Mussari, proprio a supporto delle scelte strategiche della banca, guidata oggi dallo stesso Mussari. Poi perché in città c’è qualcuno che comincia a parlare di «isolamento» della banca.
Si tratta, a torto o a ragione, di un rischio che Mussari corre nel momento in cui sono tramontate, una via l’altra, le operazioni Bnl, Intesa e Sanpaolo. Mentre il rapporto con gli spagnoli del Bilbao, che il presidente sembrava prediligere, non ha incontrato favori. Così come non ne incontra alcuno, soprattutto per questioni politiche interne, quello con Capitalia e con il suo presidente Cesare Geronzi. Una strada che piace in molti luoghi della politica romana, e pure al governatore Mario Draghi, ma del quale a Siena non vogliono sentir parlare.
Resta da vedere se questo presunto isolamento «strategico» troverà conforto nell’andamento economico. Il lavoro del direttore generale Antonio Vigni, in questo senso, è atteso al varco dei risultato 2006, che verranno esaminati nel cda del 22 marzo, così come le prime prospettive per quest’anno e infine l’esito della trattativa per la cessione del 50% di Mps Vita.


Dai numeri gli analisti vogliono capire l’impatto che il nuovo assetto manageriale, insediatosi la primavera scorsa, ha avuto sulla gestione ordinaria, per poter ben distinguere questo effetto dai benefici delle dismissioni di partecipazioni non strategiche messe in cantiere con il piano d’impresa.

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