La storia moderna non comincia con l11 settembre 2001, perché la debolezza del sistema unipolare era già venuta fuori. È da questo presupposto che parte lacuta analisi di Giuseppe Scanni, direttore delle relazioni esterne e i rapporti istituzionali dellAnas, nel suo nuovo saggio dal titolo «Ordine e disordini nel XXI secolo». (Introduzione di Giuseppe Ignesti, collana «gli Essay» di Critica Sociale, pp. 478, euro 18). A giudizio dellesperto di geopolitica, nella partitura degli ordini e dei disordini, lunilateralismo non ha retto ai colpi di un nuovo gioco geo-strategico che porta al tavolo identità non solo nazionaliste ma anche istanze storico-sociali. «Di fronte a tali scenari - spiega Scanni- la lezione è trovare ancora spazi di mediazione, capaci di ordinare la necessaria diversità». Il saggio, che si avvale di documentazione di prima mano e della più aggiornata letteratura specialistica sui diversi settori esaminati, è la conclusione di una trilogia che Scanni ha iniziato 17 anni fa con il volume «Debito, crisi e sviluppo» (1991) e proseguito con «Miti e speranze del terzo dopoguerra» (1995). Questultimo «capitolo» si propone al lettore come unattenta radiografia della realtà internazionale del nostro tempo. Anzi, con le parole dellautore, uninchiesta su «quel mondo che è una macchina complessa e non si smonta con un cacciavite» e ha due date-simbolo a scandirne la storia recente: 9 novembre 1989 (caduta del Muro di Berlino) e la già citata 11 settembre 2001.
In questa «cartina semplificata della realta», come scrive nellintroduzione al volume Giuseppe Ignesti, docente di Storia delle Relazioni internazionali presso la Lumsa di Roma, Scanni sottolinea che «è arrivato il momento di voltare pagina», liberandoci dalla paura degli Stati canaglia, dei musulmani e delle organizzazioni internazionali.
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