Ci sentiamo in dovere di partecipare o meglio di condividere con la città, una riflessione pacata e speriamo lineare, sullultima di una lunga serie di polemiche che il nostro Teatro Carlo Felice sta vivendo.
Sono giorni importanti questi, sarà approvato il disegno di Legge numero 1790 presentato al Senato dal Ministro Tremonti? Il Governo ha reintegrato 60 milioni di euro questestate dopo numerose iniziative di protesta contro i tagli al FUS.
Il Ministro Sandro Bondi presenterà la riforma delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, ormai improrogabile e necessaria, perché come lui stesso spiega «con uno squilibrio evidente rispetto a settori come il cinema e il teatro assorbono quasi il 50% del fondo unico dello spettacolo».
Cè fermento, paura, insicurezza come crediamo in tante altre situazioni del nostro Paese.
Operiamo in questa città da molti anni ormai, il Politeama Genovese riceve dal Ministero dei Beni Culturali 84.375 euro come Teatro privato. Le Istituzioni liguri non hanno mai dovuto stanziare contributi né cercare sponsorizzazioni per il nostro teatro.
Territorio difficile quindi per essere allaltezza, ma, in questi anni, a Genova ogni teatro ha potuto scrivere la propria storia senza pregiudicare quella dellaltro grazie alla precisa identità che i teatri hanno saputo darsi.
Oggi è diverso, e crediamo che prima di ogni cosa sia necessario, urgente, fare chiarezza sulla distinzione tra pubblico e privato, ragionare su regole condivise e sottoporre tutti i soggetti, pubblici e privati ad una carta dei diritti e dei doveri.
Tutto questo perché i nostri problemi non ricadano sui cittadini, perché è giusto gestire bene le risorse pubbliche, collaborare, scambiarsi idee e progetti prima che la crisi del settore diventi irreversibile.
In questi giorni, tanto si discute di un presunto nuovo corso del Carlo Felice, che a quanto pare aprirebbe alla musica leggera (cosa che ha già fatto da tempo) e al musical.
Il Politeama ospita musicals da moltissimi anni e crediamo di poter dare, con cognizione di causa, il nostro contributo a questa discussione.
Senza entrare nella logica artistica di queste scelte che non ci compete e di cui si potrebbe discutere per ore, dividendosi tra puristi e non, crediamo sia necessario domandarsi con quali risorse il nostro Teatro dellOpera intenda ospitare nella propria stagione questi musicals. Risorse pubbliche?
Perché forse è questa la domanda decisiva: qual è leffettivo beneficio economico che il Carlo Felice avrebbe da questo tipo di programmazione. Il musical è un genere molto costoso e il rischio di impresa è altissimo. Dove sta scritto che questi spettacoli produrranno utile? Potrebbe accadere, come, purtroppo, spesso accade, il contrario.
Sostenere che con i musicals o con la musica leggera si possa pagare Verdi e Puccini è un affermazione che merita decisamente una discussione più approfondita. Discutiamone.
Stiamo prospettando lipotesi di un Teatro dellOpera che utilizzi i denari pubblici per affrontare il rischio di impresa che i musicals dagli alti costi (soprattutto i grandi musicals di cui si sta parlando) comportano?
Discutiamone, davvero!
* Presidente
e direttore artistico
del Politeama Genovese
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