Unambasciata della Palestina a Roma. È la promessa fatta ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al presidente dellAutorità palestinese Abu Mazen nel corso di un incontro svoltosi ieri a Betlemme, in Cisgiordania. «Ho il mandato di annunciare la decisione del governo, una decisione di grande significato», ha detto Napolitano, che ha poi incoraggiato Abu Mazen a operare immediatamente, «adesso, a maggio, a giugno, a luglio», per «un rilancio della prospettiva negoziale» che porti in modo non traumatico alla nascita dello Stato palestinese, la cui proclamazione, secondo quanto annunciato nei giorni scorsi dallo stesso Abu Mazen, potrebbe avvenire a settembre in seno allassemblea generale delle Nazioni unite. «LItalia - ha garantito Napolitano - sosterrà la ricerca del dialogo» grazie anche allapporto dellUnione Europea, che «condivide la responsabilità della pace nel Medio Oriente e non deve sottrarsi, ma anzi deve dimostrare il suo impegno con la massima generosità e con lungimiranza». Da parte sua Abu Mazen ha confermato a Napolitano che lAnp è disposta a tornare al tavolo del negoziato solo di fronte a uno stop da parte di Israele alle colonie nei territori occupati e detto di aspettarsi da parte di Barack Obama un processo di pace sulla base dei confini del 1967 e della fine degli insediamenti.
Di certo una soluzione negoziale dellannosa questione israelo-palestinese sembra più lontana dopo la domenica di sangue della Naqba che ha visto sconfinamenti, scontri e morti lungo tutti i confini. Ieri Israele ha prolungato di 24 ore la chiusura della Cisgiordania e la polizia è rimasta schierata in forze a Gerusalemme e sulle alture occidentali del Golan, ai confini con la Siria, una frontiera che domenica è tornata a insanguinarsi dopo trentanni, anche se ieri Israele ha giocato al ribasso nel conto dei morti di domenica, parlando di sole quattro vittime rispetto alle dieci di cui si era parlato inizialmente. Stato dallerta anche in Alta Galilea, ai confini con il Libano.
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