Nicole Minetti, di quegli sms ce n’è D’Avanzo

Caro Granzotto, volenti o nolenti siamo costretti ad assistere a un teatrino davvero malinconico. Rappresentato dagli ospiti di villa Certosa o di Arcore, maschi o femmine che siano. Con rispetto parlando, sciacquette. Ho letto la trascrizione delle telefonate e dei messaggini telefonici della dottoressa Nicole Minetti, una laureata, una consigliera regionale, una amica e confidente del premier. Beh, mi sono cascate le braccia... Ruby, al confronto, diventa una gentildonna d’antico stampo. Che fare? Che pensare?
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Non me ne parli, caro Lombardo. Ma come si fa, come si fa a essere così stupide! Per difendere gli spioni che intercettano a raffica e chi capita capita, Marco Travaglio sostiene, dall’alto della sua autorità in materia, che quanti fanno più di trenta fra telefonate (io ieri ne ho contate, di mie, sedici. Al limite) e invio di sms, i «messaggini», sarebbero dei maniaci. Trenta fra telefonate e sms! Ma allora la Minetti e tutto il giro delle più o meno escort altro che maniache. Da ricovero e con la camicia di forza. Hanno il telefonino rovente, quelle, non smettono un istante di chiamare e di ricevere e sparano sms che nemmeno la gloriosa Maxim con i suoi 600 colpi al minuto. E saranno anche fatti loro, ma possibile che alla Minetti non sia venuto il dubbio, non abbia sospettato che dato il fandango mediatico-giudiziario in corso e la sua stranota familiarità col Cavaliere il suo dannatissimo cellulare fosse sotto controllo e che dunque gli affari suoi sarebbero diventati, grazie allo smercio delle trascrizioni, affari di tutti? Possibile che non sia stata sfiorata dal dubbio d’esser diventata, per gli appetiti della procura milanese, un succulento bocconcino? Possibile non sapesse che la procura medesima ci mette niente a mettere sotto controllo il telefono, bomba a orologeria per lo sputtanamento di massa quando a origliarlo è un magistrato e chissenefrega se ciò che ne risulta è o dovrebbe essere coperto dal segreto istruttorio?
Sì, caro Lombardo, Nicole Minetti si è comportata da stupida. Lo so, oggi più che mai psicologi, sociologi, psichiatri e assistenti sociali predicano il non tenersi dentro niente. Incitano a sfogarsi e «gestire» o anche «declinare» i propri disagi spiattellandoli in giro e magari, se si ha fortuna, in televisione da Maria De Filippi. Aprirsi, dare la stura alle proprie stizze è quindi diventato un Diritto Umano Non Negoziabile. E va bene, ma perché, porca miseria, sfogare la propria rabbia telefonando e «messaggiando» con le Barbara, le Clotilde, le Marystell, le Imma e le Florina, quando sai, quando non puoi non sapere che ci sono dieci probabilità su dieci che il guardone o meglio l’orecchione ti ascolta? Non serve avere una laurea in giurisprudenza per capire che quanto detto e scritto dalla Minetti alle sue amiche del cuore è penalmente irrilevante. Non se ne avverte fumo di reato nemmeno a voler essere più realisti della regina della procura meneghina. Conversazioni e messaggistica innocente, dunque. Ma che finisce - e questo è il punto, questa e la conseguenza della stupidità - per portar acqua al mulino di sputtanopoli.

Grazie a Nicole Minetti, sulla tonicità delle natiche del Cavaliere l’esegeta della «palpazione concupiscente», il repubblicone Giuseppe D’Avanzo, avrà da ricamarci sopra per settimane. Non c’è nemmeno da scommetterci, purtroppo, caro Lombardo.
Paolo Granzotto

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