«Cammino perché voglio camminare, fino a che ne avrò la forza e mi permetterò di volerlo; solo, prego di continuare a volere. Prego con la fede che ha solo chi non crede. Sono guarita? Il mio corpo mostra di sì. Non sono guarita. Forse camminerò fino alla fine dei miei giorni e allora avrò fatto di meglio che guarire poiché avrò dato un senso a questa vita».
Bastano queste poche, vibranti parole per capire che «Il rumore dei miei passi» è qualcosa di diverso dal solito. Ogni pagina è un grido, di dolore all'inizio e lentamente di rinascita, poi di vittoria.
Nicoletta, un'anima graffiata dalla (troppa?) sensibilità ha vinto la sua battaglia più grossa ed è tornata a vivere
a brillare, si può dire senza sbagliare, guardandole gli occhi di un azzurro luminoso e limpido. L'anoressia che l'ha «posseduta» per quasi vent'anni è ora solo un ricordo e, quasi per riscattare tutta la sofferenza che le ha portato, Nicoletta l'ha usata per lanciare un messaggio di forza.
Affiancando al talento nello scrivere un umilissimo spirito di servizio, ha puntato un faro sui suoi anni bui e freddi (un «freddo da dieci maglioni», tipico dell'anoressia) e ne ha scritto un diario lirico, un puzzle di momenti, ricordi e poesie a volte struggenti. Un graffito di vita che è stata per anni un'odissea, camminando tra illusioni e crude realtà, tra i sogni di attrice a Bologna e Roma per poi tornare a casa, la sua Genova: «Ho trovato muri antichi a sostenermi», e anche «un'intelligenza coi modi genovesi» di un uomo che l'ha aiutata a guarire.
Non si definisce una scrittrice (le sue passioni sono il teatro - anche comico, ha infatti collaborato con Zelig - e il tango argentino) ma di libri così vivi, reali, sinceri e «urgenti» se ne vedono pochi. Il rumore dei miei passi è un gioiello raro di purezza, di onestà, di autoconoscenza e di coraggio.
Non contiene consigli, formule né giudizi, ma vita vissuta senza maschere e trascesa dal dolore, ma anche dalla sfida di farne tesoro: «A colorare il grigio della vita, almeno questo mi ha insegnato il dolore».
Con questi colori Nicoletta ha trasformato il rapporto con la famiglia, con cui ora vive in armonia dopo anni di lacerante, muto dolore; ha scoperto, forse, che non serve vomitare la sua anima nell'estremo tentativo di purificarla, perché è già pulita così com'è. Ora, forse, i suoi occhi possono vederlo perché anche loro sono guariti.
Nicoletta Tangheri, «Il rumore dei miei passi. Una storia vera di anoressia», Infinito edizioni, 80 pagine, 10 .
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